È morto Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano, padre del celebre commissario Montalbano, si è spento il 17 luglio all’età di 93 anni all’ospedale Santo Spirito di Roma dove era stato ricoverato il 17 giugno scorso in condizioni critiche dopo un arresto cardiaco. A dare l’annuncio, “con profondo cordoglio”, è l’Asl Roma 1.
Andrea Camilleri è morto intorno alle 8.20 di mercoledì mattina. “Le sue condizioni sempre critiche di questi giorni – dice la Asl Roma 1 – si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del Maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio”.
Per un mese Andrea Camilleri è stato ricoverato in rianimazione, dopo che il 17 giugno scorso aveva avuto un malore mentre si trovava nella sua abitazione ed era arrivato al pronto soccorso in arresto cardiaco. Camilleri era stato attaccato a un macchinario per respirare e le sue condizioni erano apparse da subito critiche.
Lo scrittore ha un legame con Assisi. Come raccontato in diverse interviste, tra cui una ad Avvenire del 2002, In un dialogo con Manuel Vázquez Montalbán, Camilleri ha raccontato il suo incontro con un futuro Papa, durante le prove di uno spettacolo ad Assisi. Il teatro si riempì di alti prelati, cardinali e monsignori. Lo scenografo, diciamo in «divergenza» per come era stato allestito sul palco il paradiso con tanto di nuvolette, gli fa: «Cos’è questa schifezza?». «È il paradiso». «Non l’ho fatto io». «E va be’. L’ha fatto un altro».
«Non mi dice niente – racconta Camilleri -. Va in palcoscenico, si munisce di un martellone, e mi rompe la prima nuvoletta. Io, dal fondo sala, urlando, bestemmiando, attraverso, salto sul palcoscenico, gli do un cazzotto in faccia, dico ai carabinieri “Arrestatelo” e lo arrestano (mi dimenticai di lui, mi precipitai a liberarlo all’una di notte). Mi voltai, e la platea era completamente deserta perché erano scappati tutti al suono delle mie orrende imprecazioni e bestemmie. C’era solo mia moglie incinta, che piangeva per la cattiva figura che avevo fatto. Non era stata una cosa civile. Allora, l’indomani, andai per chiedere scusa al Patriarca di Venezia. “Vorrei chiedere scusa per quello che ho detto ieri pomeriggio, sono veramente dispiaciuto”. “Non chieda a me scusa. Lo chieda a se stesso”. E già così mi sistemò per benino. Ma dopo un poco aggiunse: “Al suo posto un cazzotto glielo avrei dato anch’io”. Questo è stato il mio incontro con il futuro Papa Giovanni XXIII».
Foto in evidenza, Flickr-Associazione Amici di Piero Chiara
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