Piero Fabbri è uscito dal carcere e vede anche ridimensionata l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale: l’accusa formulata dalla Procura della Repubblica di Firenze è omicidio colposo e, per i giudici, è sufficiente l’obbligo di firma due volte al giorno, alle 7 di mattina e alle 4 di pomeriggio.
Le accuse rimangono durissime: il muratore di 56 anni, come riporta la Nazione, “non ha rispettato le cautele necessarie in una battuta di caccia collettiva, non sì è accertato a chi stesse mirando effettivamente e di avere la traiettoria libera. Che lo avesse scambiato per un cinghiale, sottolinea il gip, è chiaro dalle parole dello stesso Piero Fabbri impresse nel video della telecamera che Piampiano montava sul cappello, e dalla confessione fatta durante l’interrogatorio”. Ma per il giudice, fermo restando la sussistenza dell’attività di depistaggio messa in atto, questa non contribuirebbe a modificare l’ipotesi di reato: si tratta di un incidente e le azioni di Fabbri (nascondere il giaccone, ritardare i soccorsi) non avrebbero precluso la sopravvivenza di Davide, che – come ha stabilito anche l’autopsia – purtroppo non si sarebbe potuto salvare.
“Piero Fabbri non avrebbe potuto salvare Davide Piampiano” scrive infattiil magistrato all’esito dei risultati della consulenza tecnica. Con la scarcerazione del 56enne viene ‘cancellata’ l’udienza del Riesame prevista per il dopodomani, 17 febbraio: rimangono invece le richieste delle parti su sopralluogo sul posto (la difesa) e sulla perizia balistica, chiesta dalla famiglia. “Si tratta di una grave, gravissima leggerezza, ma si tratta di un reato colposo e non di omicidio volontario”, dice l’avvocato Luca Maori al TG3 Umbria, testata per cui anche se Fabbri venisse condannato (la pena massima è di tre anni) non tornerà in carcere. Il legale parla di “un comportamento (di Piero Fabbri, ndr) assurdo e sciocco, motivato dallo choc di aver sparato a quello che considerava un figlio. I quattro minuti – aggiunge il legale – non sono quattro minuti di inerzia, ha atteso quattro minuti perché non pensava di averlo colpito. Cosa mi ha detto quando è uscito dal carcere? ‘Vorrei che la gente non mi considerasse un mostro, sono stato uno stupido, uno sciocco, un idiota che ha tentato di nascondere l’evidenza’, ma – conclude Maori – l’ha fatto per paura di dire alla mamma che aveva ucciso suo figlio”.
(Foto in evidenza screenshot Tg3 Umbria)
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