L’11 ottobre di vent’anni fa ci lasciava Piero Mirti, uno dei più autorevoli interpreti della cultura di Assisi della seconda metà del novecento. Avvocato, protagonista della vita civile e politica, scrittore e poeta, Piero Mirti è stato da sempre intimamente legato alla sua terra: “E sono ancora qui madre di pietra – ha scritto in una delle sue poesie riferendosi ad Assisi – avanzare nel silenzio infinito all’ombra di carissime memorie ed in bocca avere il gusto del rimpianto, fiore di vento nato tra le pietre”.
Giornalista di talento, Piero Mirti a soli 23 anni scriveva già sulla prima pagina di quotidiani nazionali come l’Avvenire ed il Gazzettino di Venezia e per queste sue qualità era ammesso a quel cenacolo di artisti e letterati italiani e stranieri che gravitavano nell’Assisi degli anni 50, dove gli scrittori e gli uomini di cultura contavano più dei mercanti. Ha pubblicato numerosi saggi, raccolte di poesia e di racconti tra i quali: Santa Chiara nel racconto delle prime sorelle, Calendimaggio personaggi e racconti, L’età del Pane, Madre di pietra, Terre Verdi e la Gabbia d’oro. Socialista lombardiano fu sempre animato da una sincera passione politica e dalla fede nei valori della democrazia, dell’antifascismo e della giustizia sociale.
Nella sua vita politica e ‘sociale’, Piero Mirti è stato sindaco di Bastia Umbra, Vice Sindaco di Assisi, più volte Presidente dell’Azienda di Promozione Turistica, Presidente dell’Ente calendimaggio, Consigliere provinciale. Ha legato il suo nome a battaglie politiche ed amministrative importanti come il no all’aggressione delle auto nel centro storico e la piena valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale ed artistico di Assisi. Opzioni ideali e culturali importanti che rendono il suo messaggio politico di grande attualità e lungimiranza.
Piero Mirti amava ripetere che il potere senza idee comanda ma non rappresenta e che invece il prestigio delle idee rappresenta sempre, anche quando non comanda. Ed è forse per questo che Piero continua a rappresentare tutti quelli che l’hanno conosciuto direttamente o attraverso i suoi scritti. Continua a rappresentare coloro che, come cani da cascinale, cercano di guardare l’altrove, la parte meno illuminata delle nostre esistenze. Continua a rappresentare chi, anche a venti anni di distanza dalla sua morte, lo sente ancora amico e compagno. Compagno di infiniti sogni.
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