Assolti dal tribunale di Perugia il presidente e la vicepresidente della cooperativa Piccolo Carro, attiva con una serie di strutture tra Assisi, Bettona e Perugia. Cristina Aristei e il marito Pietro Salerno erano stati rinviati a giudizio nel 2019 per truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture, oltre al non aver le autorizzazioni per trattare minori affetti da problematiche sanitarie e al trattamento illecito di dati personali.
Secondo quanto emerso nel corso dell’inchiesta le strutture ospitavano minori affidati dai servizi sociali senza le autorizzazioni necessarie per svolgere attività terapeutico-sanitaria, facendo incassare alla coop – questi i calcoli della Procura – circa 400 euro al giorno per ogni giovane ospitato. Le strutture della Piccolo Carro venivano pubblicizzate “come struttura ad alta valenza terapeutica – scrive l’accusa – con una carta di servizi ed un sito web idonei a rappresentare la propria capacità e competenza a fornire servizi non limitati all’ambito socio educativo ma anche in ambiti terapeutico sanitari”. I vertici della cooperativa avrebbero inoltre attestato (falsamente, secondo la Procura) di “non aver ricevuto in collocamento soggetti con problematiche sanitarie, tutte le volte fosse loro avanzata richiesta di chiarimenti da parte degli organi di controllo dei comuni”, ma anche di aver incluso “nella fatturazione del corrispettivo spese per attività e servizi attinenti all’ambito sanitario”.
Secondo il giudice monocratico Sonia Grassi, che ieri mattina ha emesso la sentenza all’esito di un processo durato circa tre anni, “i fatti non sussistono”. Dichiarato prescritto, invece, l’illecito sul presunto esercizio di attività regolate dal sistema sanitario. Per gli avvocati – Giancarlo Viti, Gianni Zurino, Sandro Picchiarelli e Mario Tedesco – “Ciò che ha alimentato il vigore e la tenacia difensiva, prima di ogni cosa è stato un incalzante senso di giustizia nato intorno a questa drammatica vicenda che ha visto iniquamente colpite non solo singole persone ma una comunità intera, una allargata comunità familiare. Il fatto non sussiste, questo è il pronunciamento che accogliamo con vivo compiacimento, che sta a significare, rispetto alle accuse mosse, che il Piccolo Carro agì senza ingannare alcuno, completamente al di fuori da ogni logica mistificatoria. Rimane il profondo rammarico, ancor prima che professionisti, come cittadini, di aver dovuto constatare il tramonto di una qualificata struttura, di accertata esperienza e valore”.
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