Ad Alberto Sironi, il regista del Commissario Montalbano, piace il Calendimaggio di Assisi. “A tutte le persone che incontro – spiega al Corriere dell’Umbria in edicola stamattina – dico che è la Festa più bella che abbia mai visto e ogni volta mi stupisco che ci sia gente che non la conosce. Forse perché manca la comunicazione”.
Alberto Sironi è stato giurato in due edizioni (2004 e 2007) della festa assisana, che lo ha affascinato anche per motivi personali: “Grazie ad essa – ricorda al Corriere dell’Umbria – ho conosciuto mia moglie, come potrei non essere grato al Calendimaggio?”. Ma a stupirlo, è il fatto “È una sfida particolare, molto suggestiva, di un’originalità assoluta: ma ci sono cose meravigliose che però la gente non conosce e non vede”, sostiene Alberto Sironi, che si chiede: “I partaioli scrivono, preparano, mettono in scena: ma poi tutto questo sforzo, chi lo vede?”.
Correlato: Il Calendimaggio di Assisi diventa aperto: le manifestazioni collaterali
E se la “liturgia” del Calendimaggio è, nei suoi fondamentali, immutabile (le scene nei vicoli, il fatto di essere una manifestazione abbastanza chiusa e pensata dagli assisani per se stessi), e la Festa affascina il regista, ci sono due cose che Alberto Sironi correggerebbe. “Forse – spiega al Corriere – sei sfilate sono troppe: sono invece rimasto affascinato dalle rievocazioni storiche, recite notturne fatte anche in ‘luoghi sacri’ della città, spesso nascosti e che in pochi sanno che esistono”.
La seconda correzione è invece comunicativa: “Il Calendimaggio è poco pubblicizzato, poco social; bisognerebbe lavorarci di più”. D’altronde, la “lezione Montalbano” (partita come fiction sottovalutata e diventata un fenomeno di costume con milioni di telespettatori anche per repliche decennali) può essere utile al Calendimaggio. “Ultimamente – conclude Alberto Sironi – a Montalbano non serve pubblicità, è una serie di successo: eppure la Rai ha fatto spot in tv, sui social e sui giornali. E così il pubblico è cresciuto ancora di più, anche in segmenti cui prima la fiction non interessava”.
© Riproduzione riservata

