Nell’affollata sala del Circolo Fortini ad Assisi, sabato 27 gennaio, è andato in scena il Teatro Metastasio. Sì proprio lui, gioia e cruccio degli Assisani fin dalla sua prima comparsa in città, nel lontano 1835. Così Fulvia Angeletti e Stefano Frascarelli l’hanno raccontato attraverso i documenti storici scovati presso la Biblioteca Comunale e l’Archivio Storico di Assisi. Toccare con mano vicende di luoghi e di persone, tra le quali anche moderni Troll da tastiera, è stato avvincente, emozionante, illuminante. Anche Giuseppe Garibaldi ebbe l’onore, nel 1848, di varcare l’ingresso del Teatro e di assistere, tra trinoline svolazzanti e fazzoletti festosi, alla quarta opera di Giuseppe Verdi, “I Lombardi alla prima Crociata” (link).
Il teatro era molto simile a quello di Cagli (link), decorato da Alessandro Venanzi, lo stesso artista e scenografo discendente del Piccinino, che nel 1880 elaborò un progetto di restauro del Metastasio di cui restano i mirabili bozzetti colorati. Nel 1846 gli azionisti della società fondatrice, soprannominati palchettisti, tentano una prima manovra per cedere il Teatro al Comune: le spese per la sua costruzione erano state altissime ed elevati rimanevano i costi sia per il suo funzionamento sia per l’allestimento di spettacoli all’altezza delle aspettative. Inoltre gli incassi del teatro venivano definiti “troppo tenui” e non permettevano più alla società di accollarsi la gestione dell’imponente struttura. Note dolentissime che, come comete, hanno trascinato la loro scia fino ai nostri giorni.
Le notizie d’Archivio scovate da Fulvia Angeletti e le testimonianze delle lontane memorie viventi ricordano il Teatro Metastasio come principale luogo di aggregazione della città fino al 1955, quando la trasformazione in cinematografo fa scempio dell’ultimo e tristissimo restyling d’epoca fascista. L’eco del pettegolezzo ancora bisbiglia storie di gerarchi fascisti inseguire, impettiti e smaniosi, le ballerine discinte nei camerini del secondo piano. Come ha evidenziato Stefano Frascarelli, il teatro da sempre dispone di molteplici spazi, piccoli e grandi, inclusa una terrazza. Spazi che hanno perso la loro destinazione d’uso originale ma che sono adattissimi a qualsiasi altro tipo di fruizione, meglio se di eccellenza. Individuare scopo e utilizzi del teatro, in rapporto anche agli altri contenitori culturali della città (Rocche, Palazzo Frumentario, Palazzo Vallemani), è quanto meno auspicabile per reperire le risorse necessarie a coprire i costi di gestione e mantenere viva e vitale l’intera struttura. Il figlio dell’ultimo custode e l’ultimo bambino, che cantò sul palco del teatro, hanno infine regalato autentiche emozioni al pubblico presente, rincorrendo i loro ricordi per un pomeriggio culturale davvero speciale.
(Intervento di Maria Letizia Cipiciani)
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