Martedì 10 ottobre 2017, nel corso dell’incontro nella sede di Confindustria Perugia, la dirigenza del Gruppo Colussi ha dichiarato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo ai sensi della legge 223/91 per 125 lavoratori del sito di Petrignano di cui 115 operai, 5 impiegati e 5 impiegati della So.Ge.Sti. (la società contabile). Novantacinque di questi, secondo quanto reso noto nei giorni scorsi, lavorano allo stabilimento di Petrignano.
“Le segreterie nazionali di Fai Flai e Uila e il coordinamento delle Rsu del gruppo Colussi (stabilimento Petrignano, Tavarnelle e Fossano) – è scritto in una nota – ritengono inaccettabile quanto dichiarato dalla Colussi, e si oppongono con forza a tale decisione che infierisce in modo drammatico sul territorio umbro già colpito da altre vertenze. Nei prossimi giorni saranno convocate le assemblee in tutti gli stabilimenti del gruppo nelle quali si decideranno tutte le azioni di contrasto a questa scelta scellerata dell’azienda”.
Anche l’Ugl – nella persona di Massimo Morelli, segretario UGL agroalimentare Umbria (e presente all’incontro in quanto rappresentante RSU) “condanna il modo in cui si è comportata la Colussi, che ha ritrattato quanto detto nei giorni scorsi e comunicato solo stamattina il numero esatto degli operai che vorrebbe licenziare”.
Non si fanno attendere le reazioni politiche: per Marco Squarta, che ricorda le altre vertenze (oltre a quella Colussi), “L’Assemblea legislativa non più può fare finta di non vedere una serie di crisi aziendali che stanno devastando il tessuto economico e sociale dell’Umbria. Centinaia di lavoratori senza credibili prospettive di reinserimento e altrettante famiglie umbre si troveranno presto in serie difficoltà e la politica deve fare tutto ciò che è possibile per evitare la desertificazione economica di questa regione. Anche l’Assemblea legislativa regionale dovrà quindi – conclude il consigliere – farsi carico di delineare azioni efficaci di sostegno alla ripresa economica in grado di porre fine all’emorragia di posti di lavoro che sta dissanguando l’Umbria”.
Rifondazione comunista “ritiene inaccettabile la procedura di licenziamento collettivo per 125 lavoratori della Colussi di Petrignano. Annunciamo da subito il pieno sostegno del nostro partito a tutte le azioni di contrasto a questa sciagura che verranno intraprese da lavoratori e sindacati. In Umbria oramai siamo allo stillicidio. Ast, Novelli, Perugina, Merloni: le crisi, le chiusure, i licenziamenti non si contano più. Tutto questo non è dovuto ad un destino cinico e baro. Questi sono i risultati concreti del governo PD a tutti i livelli, dell’assenza di una politica industriale e del Jobs Act”. Anche per questo Rifondazione chiede di “aprire una grande mobilitazione regionale che arrivi fino allo sciopero generale. Per salvaguardare lavoro e territorio in Francia si nazionalizza. Anche nel nostro paese e in Umbria bisogna difendere le aziende strategiche e imporre la salvaguardia dei posti di lavoro”.
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