Ripartito il 16 maggio da Assisi il Giro d’Italia 2018, dopo che ieri la carovana rosa è arrivata a Gualdo Tadino per ricordare Adolfo Leoni, il campionissimo nato a Gualdo nel 1917. Leoni fu vincitore di un titolo mondiale, di 17 tappe del Giro (per qualche giorno pure maglia rosa) e vittorioso di una tappa del Tour de France. Quella di oggi ad Assisi è stata una festa in rosa, il colore della corsa che appassiona ed emoziona gli appassionati. Per i tifosi assisani – e umbri in generale – è stata l’occasione di ammirare da vicino i loro beniamini, italiani – come Fabio Aru e la maglia ciclamino Elia Viviani – e stranieri – la maglia rosa Simon Yates (che ha poi vinto ad Osimo, ndr) e Chris Froome i più ‘gettonati’, senza dimenticare Thibaut Pinot e Tom Dumoulin.
Per Assisi e l’Umbria il Giro d’Italia 2018 ha rappresentato, ancora una volta, una visibilità davvero mondiale: 189 le nazioni collegate in diretta tv per seguire i campioni delle due ruote durante la gara, senza dimenticare che la Rai ha mandato e manderà in onda degli speciali sulle bellezze, i tesori culturali ma anche le eccellenze enogastronomiche della regione. Ma anche le scuole del comprensorio sono state protagoniste al Giro d’Italia 2018, tappa Assisi Osimo: oltre alla marcia con palloncini rosa di circa 300 studenti delle scuole del comprensorio (che poi si sono fermati vicino al bus dell’Israel Cycling Academy), le classi quinte A e B della primaria di Rivotorto d’Assisi sono state premiate per i loro lavori grazie a Biciscuola, il progetto educativo del Giro d’Italia che coinvolge 50.000 bambini di 2.000 classi di scuola primaria appartenenti alle zone interessate dal passaggio della Corsa Rosa. L’obiettivo è far conoscere ai giovani il mondo e i valori del Giro d’Italia, avvicinarli alla cultura della bicicletta, al fairplay, trattando anche i temi della mobilità sostenibile, educazione alimentare e stradale. (Continua dopo la gallery)
Infine, sempre in occasione della partenza dell’undicesima tappa del Giro d’Italia 2018 Assisi-Osimo (dove non sono mancate alcune contestazioni, al grido di “Palestina libera”, con striscioni sia nel Village che ai nastri di partenza, dove sono apparse anche bandiere palestinesi), inaugurato anche il ‘nuovo’ Museo della Memoria che, oltre alla nuova location, a Santa Maria Maggiore, ospita proprio dal 16 maggio la Cappellina dedicata a Santa Teresina del Bambin Gesù (donata dalle nipoti del ciclista) e di una sezione dedicata a nuove testimonianze di famiglie ebree salvate e di assisani. “Apriamo un museo che non vuol essere solo un omaggio alla storia. A più di un titolo, vorremmo diventasse una postazione di pace”, le parole di monsignor Domenico Sorrentino “Questa storia di Assisi è straordinaria per le diverse figure che coinvolge – spiega Marina Rosati, ideatrice e curatrice del Museo – perché evidenzia quanto una città intera con il suo vescovo in primis, i tanti religiosi e cittadini hanno collaborato per la salvezza di tante vite umane”. Erano presenti, tra gli altri, l’Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Oren David e dell’Ambasciatore d’Israele presso lo Stato Italiano, Ofer Sachs, e tante autorità presenti. “Dalla città di San Francesco – ha precisato il sindaco di Assisi Stefania Proietti – non può non levarsi un grido di condanna contro ogni forma di violenza sproporzionata soprattutto quando colpisce gli innocenti. Ciò che sta accadendo in Terra Santa, trova origine nella mancanza, da troppo tempo di dialogo tra le parti. Odio e violenza si possono disinnescare solo con il dialogo. Assisi, città di San Francesco, città della pace, città gemellata con Betlemme, città che vuole essere vicina ai più poveri, ai perseguitati, agli oppressi, come un ponte non può appartenere all’una o all’altra parte. Invitiamo perciò ogni parte a riprendere il tavolo dei negoziati per parlare. Vi invitiamo – ha precisato – a farlo proprio ad Assisi. Il dialogo diretto tra le parti è l’unica strada. Per l’esempio di vita e la testimonianza viva di san Francesco, come ha mostrato al mondo San Giovanni Paolo II Assisi può diventare il luogo del dialogo per costruire la pace, il luogo in cui ciascuno può farsi strumento di pace. Per favore venite ad Assisi e date al mondo la speranza della pace”.
Dopo l’intervento di Daniela Fanelli direttrice dell’Opera Casa Papa Giovanni sono intervenuti Gioia Bartali, nipote di Gino Bartali e Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia che hanno ricordato la figura del grande campione che ha percorso chilometri per salvare tanti ebrei. “Mio nonno – ha dichiarato Gioia – era un uomo di pace. Grazie alla sua fede – ha aggiunto – ha trovato la forza di pedalare in questi viaggi del silenzio per salvare tanta gente di cui lui non sapeva neanche l’identità, ha testimoniato la presenza in lui di una grande vocazione. Mi auguro che mio nonno in questo Museo continui ad essere un’espressione di solidarietà e soprattutto che il Giro d’Italia continui ad essere testimonianza di pace, solidarietà, fratellanza come lo è stato questo anno unendo con una biciletta due paesi”. Dopo la presentazione nel Santuario si è scesi nei sotterranei del Vescovado per il taglio del nastro del nuovo Museo e la visita guidata di tutto il percorso espositivo (compresa la cappellina di Gino Bartali) che si affaccia su un belvedere, Giardino dei Giusti di Assisi.
A Gino Bartali, secondo quanto annunciato dal sindaco Stefania Proietti a margine della partenza della corsa del Giro d’Italia 2018, sarà dedicato (come deciso all’unanimità dalla commissione toponomastica) il tratto della pista Assisi – Spoleto che solca le strade della terra di San Francesco. “Un gesto simbolico e significativo – spiega la prima cittadina – in quanto la pista copre il tratto dal Santuario di Rivotorto a Santa Maria degli Angeli, tratto che storicamente il ciclista percorreva trasportando di nascosto i documenti che avrebbero permesso ad ebrei rifugiati di sfuggire dalla persecuzione fascista”.
Foto in evidenza e gallery finale © Mauro Berti / Foto nella prima gallery © AssisiNews
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