(Flavia Pagliochini) Tra il 1943 e il 1944 Gino Bartali, uno dei più importanti nomi nella storia del ciclismo, ha salvato oltre 800 persone trasportando documenti falsi nella canna della sua bicicletta: il campione pedalava per allenarsi nei circa duecento km che separano Firenze e Assisi e viceversa, trasportando nel frattempo documenti falsi dalla città serafica, dove c’era la stamperia clandestina dei tipografi Brizi, a Firenze, dove il monsignor Elia Dalla Costa li distribuiva agli ebrei per farli espatriare. Una delle storie raccontate al Museo della Memoria, che da ieri e per un paio di mesi (almeno fino alla Francescana in programma il 24 settembre 2023) ospiterà la bici di Gino Bartali del Tour de France 1949.
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Una delle biciclette “sorella” di quella con cui il campione si appuntava forse la sua medaglia più importante, di quelle che sono invisibili ma fanno bene al cuore. Grazie al collezionista padovano Gianfranco Trevisan, nell’esposizione assisana in scena nei locali del Vescovado-Santuario della Spogliazione arriva la due ruote con cui Gino Bartali, nel 1949, arrivò secondo al Tour de France. A vincere fu Fausto Coppi, e infatti ieri – oltre al vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, a Gioia Bartali, nipote del ciclista, e al sindaco di Assisi, Stefania Proietti e Marina Rosati, ideatrice e curatrice del Museo della Memoria – sono arrivati anche i saluti di Faustino Coppi, figlio di Fausto che con Bartali ha dato vita a grandissimi duelli che appassionarono gli italiani nel dopoguerra. (Continua dopo il video – link diretto)
“Il nonno diceva che il faticare in sella sia la cosa che più si avvicina alla preghiera, questa mostra è una grandissima opportunità per ricordare il nonno, la sua vita e la sua semplicità. Ringrazio il collezionista che ha messo a disposizione la bici di Gino Bartali del Tour de France 1949 e sono felice che ora questo cimelio possa essere esposto al Museo”. Per il sindaco, che ha donato alla signora Bartali una spilla con lo stemma della Città di Assisi, “questo è un momento importante per la città, che ha trovato tanti coraggiosi compagni di viaggio in quest’opera di salvezza degli ebrei: è il caso di Bartali, ma non solo”. Il vescovo ha ricordato l’esempio di Francesco che in questi locali si è spogliato di tutto: “Siamo lieti – ha detto – che tra quelli che hanno passato la porta ci sia anche Bartali e la sua opera di salvezza”. L’esposizione ospita già la cappellina di Gino Bartali, grande campione e uomo di fede: per Rosati, “Il museo sta crescendo nell’apprezzamento dei visitatori, nelle iniziative nelle scuole, nella promozione di accoglienza di Assisi. Ci mancava la bicicletta di Bartali ed ora grazie a questo collezionista e all’intercessione della nipote Gioia sarà un piacere ospitare un pezzo così importante di storia”.
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