I sedici sopravvissuti italiani alla Shoah sono cittadini onorari di Assisi. Il riconoscimento – consegnato a Edith Bruck, Alessandra Bucci, Donato Di Veroli, Agata (Goti) Herskovits Bauer, Lea Gattegno, Virginia Gattegno, Rosa Hanan Mallel, Alberto Israel, Stella Levi, Sami Modiano, Gilberto Raffaele Salmoni, Liliana Segre, Giuseppe Varon, Diamantina Vivante e Arianna Szorenyi e postumo alla memoria di Nedo Fiano, purtroppo mancato lo scorso dicembre – è stato consegnato oggi pomeriggio nel corso di una cerimonia alla Sala della Conciliazione del Comune di Assisi. L’appuntamento è stato organizzato dall’amministrazione, insieme al Museo della Memoria della Diocesi e all’Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane). Dopo i saluti del sindaco Stefania Proietti, l’intervento del vescovo monsignor Domenico Sorrentino, del presidente dell’Ucei Noemi Di Segni e del presidente della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi (già insignito della cittadinanza onoraria per la pace), poi la testimonianza di alcuni sopravvissuti e la consegna, dopo lettura della motivazione, della cittadinanza onoraria per la pace.
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“Apprezzo commossa il voler dedicare ancora un pensiero di riconoscenza a noi superstiti di quella tragedia, per averne tenuta incessantemente viva la Memoria, negli ultimi 40 anni, nonostante la fatica e il dolore di quanto ciò comportava. Ma ho sempre pensato che se fosse rimasto anche solo un seme di quanto raccontato a migliaia di giovani, ne sarebbe valsa la pena. La città di Assisi è stata, in quel buio periodo, esempio di fratellanza, di non indifferenza, aiutando e salvando cittadini ebrei che altrimenti avrebbero avuto un destino ben diverso”, un passaggio della lettera di Agata (Goti) Herskovits Bauer. Anche adesso la città di Assisi dovrebbe essere un modello per affrontare l’attuale antisemitismo e il dialogo interreligioso e la convivenza pacifica. Francesco è il nome giusto anche per Papa Bergoglio che è venuto a trovarmi, chiedendo perdono per la Shoah del popolo martire a cui appartengo”, le parole di Edith Bruck. “Manteniamo la speranza e la fiducia che tutte le istituzioni, politiche e sociali, continuino ad alimentare ed incoraggiare il lavoro, lo studio, l’informazione corretta a cui tutti, ed in particolare le nuove generazioni e quelle a venire, hanno il diritto e il dovere di fare riferimento e di trarre ispirazione”, le parole di Virginia e Lea Gattegna. “In un mondo che tende ormai troppo facilmente a dimenticare tutto ciò che è stato, sono convinto, credo fermamente, che fino a che ci saranno iniziative come quelle della Città di Assisi, il nostro sacrificio non sarà stato inutile. Ancora grazie per aver pensato a noi, nonostante tutto il tempo trascorso”, ha aggiunto Sami Modiano.
“È un onore speciale per me ricevere la Cittadinanza Onoraria per la Pace di Assisi. Una città celebre nel mondo per la sua bellezza, per l’impegno costante per la solidarietà e per la pace, per il confronto e il dialogo fra le genti e le religioni. Una città non per caso Medaglia d’oro al merito civile, in ragione dell’impegno profuso da tanti suoi cittadini durante la seconda guerra mondiale per salvare centinaia di ebrei, di perseguitati, di soldati alleati, oltre che per la salvaguardia di un inestimabile patrimonio artistico. Ma il piacere è tanto più grande perché condiviso con tutti i sopravvissuti italiani alla Shoah, il che dà un rilievo e una bellezza particolare a questa giornata. Da oggi dunque Assisi sarà ancora di più la città di noi tutti”, la testimonianza di Liliana Segre.
La Città di Assisi vanta dal 2004 il riconoscimento della Medaglia d’oro al merito civile conferita dal presidente della Repubblica per aver salvato 300 ebrei. Come un filo conduttore, dopodomani un altro evento in questa direzione e in coerenza per non dimenticare chi ha vissuto la drammatica esperienza dei campi di sterminio. “E oggi – ha detto il sindaco – la cittadinanza onoraria per la pace ai 16 sopravvissuti italiani alla Shoah che con la propria testimonianza di vita contribuiscono ogni giorno a coltivare la fraternità, per costruire un futuro fatto di collaborazione e difesa dei più deboli, per crescere nel bene reciproco, per dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi pace, per rendere il nostro Paese un luogo migliore”.
“Assisi è stata un grande abbraccio per gli ebrei salvati qui nella seconda guerra mondiale e lo vuole essere ancora per i sopravvissuti ai campi di sterminio”, le parole del vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino. “Da quando come diocesi, attraverso la nostra fondazione Opera Casa Papa Giovanni che ha realizzato il ‘Museo della Memoria, Assisi 1943-1944’, abbiamo riacceso i riflettori sulla memoria sulla tragedia dell’olocausto e sulla straordinaria pagina di storia che ha visto protagonista la nostra città – aggiunge – ci siamo davvero resi conto quanto sia importante conoscere e testimoniare”.
Prima della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria ai sopravvissuti alla Shoah, i partecipanti hanno anche svolto una visita guidata al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. “Con grande piacere e onore ho condotto i nostri ospiti nelle stanze del nostro museo allestito nei sotterranei del Vescovado dove monsignor Placido Nicolini nascose e salvò circa 300 ebrei; 300 sfollati che, grazie alla rete clandestina guidata dalla Chiesa – spiega l’ideatrice e curatrice del Museo, Marina Rosati – non vissero la tragedia della deportazione. Grande fu l’accoglienza e la complicità di una città intera che seppe mettersi in rete e sconfisse il più naturalistico istinto dell’indifferenza”.
FOTO © Mauro Berti – Assisinews
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