Si chiude uno dei tre procedimenti a carico della commercialista infedele che secondo l’accusa intascava i soldi dei propri clienti che servivano per pagare le varie imposte dovute all’Erario. La donna, alla sbarra per appropriazione indebita, è stata accusata da trenta clienti (i truffati sarebbero in realtà di più, ma alcuni per cifre così basse che hanno preferito lasciar perdere le vie legali).
Si tratta di titolari di aziende o lavoratori autonomi (e, in un caso, addirittura un prete che aveva affidato alla professionista la contabilità della parrocchia) che si erano affidati a quella che è poi diventata nota come la commercialista infedele, per pagare tasse, contributi e altre spese erariali. Soldi cheperò non sarebbero mai stati versati al fisco, per un importo complessivo di oltre 158mila euro. Il danno stimato è di circa mezzo milione di euro, considerato che i truffati hanno pagato due volte, la commercialista prima e lo Stato poi).
La vicenda è cominciata dieci anni fa quando qualche cliente ha cominciato a ricevere le prime cartelle esattoriali, di omesso versamento dell’Iva o di F24 non pagati. Sono poi cominciate anche ad arrivare cartelle da enti previdenziali. Ieri a Perugia, la ‘sentenza’ del primo processo: i fatti di cui la commercialista è accusata sono accaduti oltre nove anni fa, e sono quindi prescritti. La truffa non verrà quindi valutata nel merito. Per i clienti, dunque, non ci sarà neanche il risarcimento.
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