Era l’assisano Fabio Pennacchi l’unico italiano ammesso alla cerimonia per l’armistizio di Panmunjeom tra Corea del Nord e Corea del Sud, dove venne firmato l’armistizio del 1953 che pose fine alla Guerra di Corea. Lo rivela lo scrittore Massimo Zubboli, nipote ed erede Pennacchi che, dal 1952 al 1955, con i gradi di Maggiore medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, guidò l’Ospedale n. 68 di Seoul. Il Maggiore Pennacchi, nominato Generale al suo rientro in Patria, ebbe l’onore di partecipare, quale delegato del Governo Italiano, alla firma dell’armistizio tra le due Coree il 27 luglio 1953 nel villaggio di Panmunjeom sul 38° parallelo, a confine fra i due Paesi.
E ora Pennacchi ha trovato altri due ‘reperti inediti’ a sostegno di quella giornata, una foto del febbraio ’53 dove appare Pennacchi con autorevoli personaggi dell’epoca e un documento di riconoscimento indossato dal maggiore per partecipare, appunto come unico rappresentante dell’Italia, al’armistizio tra le due Coree. Nei mesi scorsi una troupe della televisione coreana K-TV, con il regista Kim Chang Ho, ha intervistato Zubboli, nipote ed erede di Fabio Pennacchi per un documentario in occasione del 70° anniversario della Guerra di Corea (1950-1953). “Registi e tecnici di K-TV sono venuti appositamente a casa mia per registrare un’intervista, durata circa due ore – – diceva all’epoca Zubboli – un’occasione ricordare i protagonisti di quella esperienza che tanto lustro ha dato all’ Italia. Dal nostro Paese partì infatti un contingente di oltre 250 appartenenti alla Croce Rossa Italiana, oggi tutti deceduti; fu diretto dall’ allora Maggiore Medico CRI Fabio Pennacchi di Assisi, figlio dello storico del francescanesimo Francesco Pennacchi. Una vicenda poco conosciuta in Italia, di più probabilmente in Corea che ha dato lustro al nostro Paese”.
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