Condannato a nove mesi di reclusione – pena sospesa – il professore di un istituto superiore originario di Spoleto accusato di abuso di ufficio, ingiuria e lesioni personali aggravate, per aver anche percosso il ragazzo dopo la sua reazione. La storia avvenne in una classe di un istituto professionale di Assisi nel 2014. Secondo la denuncia della famiglia dello studente (difesa dall’avvocato Massimo Rolla) e dello stesso alunno (confermata da tre compagni), durante una lezione il docente avrebbe insultato un ragazzo dicendogli “è brutto essere gay e tu ne sai qualcosa”. Una frase cui il ragazzo ha risposto “Sicuramente, da quando conosco lei”, ricevendo – stando alla ricostruzione – due calci alle gambe e due pugni alla spalla; il prof lo avrebbe anche preso per il collo, stringendo con forza, tanto da causare l’intervento di un compagno che avrebbe invitato il docente a lasciar andare lo studente dicendogli “Non vede che lo sta strozzando?”.
Diversa la ricostruzione del docente, all’epoca rintracciato e intervistato dal Corriere della Sera: “Stavo spiegando l’importanza di tutelare la privacy dei clienti, di ogni razza, idea, tendenza sessuale. I ragazzi si sono messi a fare gli spiritosi: ‘In albergo vengono anche i gay?’ Ed io: ‘Certo, ma essere gay non è una brutta malattia…’. Capito? Ho detto il contrario. Ma quale omofobia!”. Quanto alle “botte”, “Mentre spiegavo – la versione del docente – ho visto che lui era distratto, l’ho richiamato: ‘Oh, a te non riguarda?’ E lui: ‘Uno diventa gay dopo che conosce lei’. Io allora, poiché era seduto scomposto, con una gamba fuori dal banco, sono passato e gli ho dato un calcetto, l’ho strattonato e gli ho detto: ‘Metti dentro ‘ste gambe’. Sono fatto così: potrei lasciarli giocare coi telefonini, invece ai miei ragazzi chiedo impegno”.
La procura all’epoca sottolineò anche le aggravanti dei «futili motivi» alla base del gesto, ma soprattutto dell’aver «commesso i fatti di ingiurie, di percosse e di lesioni personali con l’abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti la pubblica funzione esercitata, nonché profittando di circostanze di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa, in particolare dell’evidente inferiorità psichica della vittima, in ragione sia della minore età, sia del ruolo di insegnante». L’uomo – un professore 50enne assistito dall’avvocato Rita Bocchini – è stato condannato, pur se con l’assoluzione (perché il fatto non sussiste) dall’accusa di abuso di ufficio. La storia, all’epoca, vide anche la mobilitazione del Miur, con il sottosegretario Davide Faraone. Vista la gravità dei fatti – e la bagarre – il professore venne allontanato dal dirigente scolastico e mandato in altra scuola, in attesa della conclusione del processo. Ora, oltre alla pena sospesa, il professore è stato anche condannato al pagamento di 1.500 euro, più tutte le spese processuali. Le indagini sono state condotte dalla polizia di Stato di Assisi.
© Riproduzione riservata