L’associazione Libera (associazioni, nomi e numeri contro le mafie), in questo periodo, ha ospitato ad Assisi due settimane di campi E!state Liberi, campi di formazione ed impegno. Ragazzi da tutta Italia hanno vissuto ad Assisi, ospiti della Cittadella, momenti di incontro, conoscenza e riflessione. I temi sui quali si sono concentrati sono stati diversi: beni confiscati, gioco d’azzardo patologico, ecomafie, immigrazione. Hanno incontrato Alessandro Antiochia e Matteo Luzza, familiari di vittime di mafia, hanno visitato un bene confiscato a Pietralunga, hanno conosciuto diverse realtà del territorio – Caritas, Pro Civitate Christiana, Quelli del Bronx, Bar Bibiano – e, rispetto ad Assisi, i ragazzi si sono interrogati molto, avendo approfondito anche la situazione dell’Hotel Subasio.
“Cosa può fare un “semplice” cittadino per contrastare le infiltrazioni mafiose nella propria città? Come si può riconoscerne la presenza? Cosa c’entra la mafia ad Assisi?”, si chiede Libera. Le loro domande e le loro riflessioni sono diventate cartoncini colorati, appesi nelle vie della città, pieni di messaggi da condividere con chi abita e con chi attraversa la città. La proposta è stata lanciata da una volontaria della Cittadella: “Qual è il messaggio che vi preme comunicare dopo questi giorni?”.
Tra i cartelli lasciati (anche all’Hotel Subasio), Informarsi sulla propria città è già iniziare a combattere la mafia; È meglio che inizi a sognare qualcosa di diverso; La mafia esiste; La presa di posizione ricorda che l’uomo è forte; La mia terra è madre di chi lotta; La mafia colpisce, la gioventù agisce; La mafia è silente, ci prende per il culo. Altri cartelli – scrive Libera – si possono scovare per le vie di Assisi, sperando che questi messaggi resistano al tempo.
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