Una petizione popolare per chiedere la riapertura della Piazza di San Francesco, ma anche quali saranno le potenziali e future destinazioni d’uso relative al sottosuolo della Piazza di San Francesco. È il documento di un paio di pagine, non firmato e che riprende varie istanze (da comunicati di consiglieri comunali ad appelli dei tassisti), che invita a firmare perché “Assisi deve rinascere e non deve essere divisa”.
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Nel documento per la riapertura della Piazza di San Francesco, citato dal Corriere dell’Umbria in edicola il 19 agosto, si ricorda l’articolo 22 della legge 20 marzo 1865 che, in sintesi, prevede che le aree adiacenti a una strada pubblica si presumono di proprietà pubblica, fatta salva la prova contraria, idonea a dimostrare il carattere privato di questi spazi. “La Piazza di San Francesco chiusa totalmente al traffico ha causato un disagio economico e lavorativo senza uguali – si legge ancora nella petizione – numerosi tour operator hanno rimosso Assisi dalle destinazioni turistiche in quanto troppo difficoltoso per i gruppi composti da persone anziane (la stragrande maggioranza del turismo di Assisi) superare i controlli e accedere alla piazza a piedi. Tutto questo – aggiunge la petizione – accadeva prima del terremoto del 2016; la crisi economica e tutto il resto hanno inginocchiato Assisi”.
Nella nota si ricorda che “per eventi importanti (Marcia della Pace, Nel nome del cuore, matrimoni privati) la piazza magicamente riapre, e il problema della sicurezza non esiste più” e si chiede non solo la riapertura della Piazza di San Francesco, ma anche “una città più vivibile e socialmente attiva, non dobbiamo accontentarci ma puntare al miglioramento, rendere i nostri centri più aperti, più vivaci, creando fermento culturale e sollecitando costantemente interesse, creare fattivamente qualcosa per giovani e bambini che in questa città sembrano essere stati dimenticati”.
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