“Certi amarcord non funzionano, bisogna cambiare il paradigma sul modo di concepire il Parco Regina Margherita”. Parola dell’assessore Alberto Capitanucci, che fa il punto sulla riqualificazione del Pincio, chiuso da inizio settembre (è accessibile solo l’ingresso) per le sue condizioni.
“Dopo l’estate la giunta si è mossa per capire come agire – dice Capitanucci intervistato dal Corriere dell’Umbria di qualche giorno fa – ma occorre soprattutto cambiare il modo di concepire il parco, che non può ‘sostenere’ tutte le sue funzioni originarie, e attuare subito una straordinaria manutenzione del verde”. Gli alberi del parco sono infatti in alcuni casi secolari, e hanno bisogno di una manutenzione accurata, per preservare un patrimonio arboreo e anche il polmone verde cittadino. C’è anche quindi questo aspetto da tenere conto per la riqualificazione del Pincio, e la giunta sta collaborando con l’associazione Alberi Maestri, che promuove la salvaguardia dell’ambiente nell’opinione pubblica e le nuove generazioni e in modo particolare la cura e la tutela del patrimonio arboreo, anche attraverso manifestazioni convegni e seminari e iniziative con associazioni del terzo settore che si occupano di persone svantaggiate e con le scuole.
Anche per questo, l’assessore non esclude un coinvolgimento delle scuole che confinano con il parco (tutte quelle ospitate al Convitto Nazionale). Prima delle architettura, dunque, c’è da ripensare il modo di fruire Pincio, che è nato come spazio di aggregazione e deve rimanere tale, ma ad esempio è oggi impossibile che il teatro al suo interno possa essere pensato come tale, visto che quella che all’epoca era una strada di cerniera tra due spazi (il Parco Regina Margherita e il sottostante Piazzale Trieste) è oggi una provinciale assai trafficata, cosa che renderebbe arduo (tra smog e rumore) ipotizzare che in zona si possano fare spettacoli.
Nella riqualificazione del Pincio, non è secondaria la questione del laghetto: originariamente era nato per contenere una vena che ‘scaricava’ acqua nella zona, vena che però oggi si è spostata e starebbe minando uno dei muri del parco. “Solo dopo aver salvaguardato il verde che è il vero patrimonio del Pincio e capito cosa si vuole fare del Parco – conclude l’assessore – si può ragionare su come riqualificarlo e gestirlo”.
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