Una doppia azione, verso i parlamentari e anche verso il governo, per chiedere politiche economiche di sostegno al Governo. Ristori per la filiera turistica insomma, un po’ come già fatto con la Regione quando sono state decise le chiusure domenica, anche se ora quella protesta è stata superata dall’inserimento dell’Umbria in fascia arancione.
Le immagini della Piazza inferiore di San Francesco illuminata da lumini con cui i commercianti e gli imprenditori di Assisi hanno deciso di rappresentare la crisi del turismo e l’assenza di ristori per la filiera turistica, o parte di essa, non hanno lasciati indifferenze. Ieri pomeriggio c’era anche il sindaco Stefania Proietti, che in un’intervista ad AssisiNews ha ricordato come “L’amministrazione comunale da sempre è vicina alle istanze delle nostre categorie imprenditoriali. Ad Assisi più di ogni altra città l’assenza del turismo significa crisi. L’Umbria è regione arancione e non ci sono spostamenti neanche tra città, quindi la categoria della filiera del turismo, con la sotto-categoria del commercio legato al turismo, sta subendo una crisi economica incredibile. Ma ci si rende conto di ciò solo venendo ad Assisi“.
Anche per questo ai parlamentari umbri, dopo la mobilitazione per di far rientrare Assisi nelle città d’arte, “perché quei ristori per la filiera turistica sarebbero andati alle imprese e non al Comune“, sottolinea Proietti, verrà rinnovato l’appello “con la forza che ci viene data dai corpi intermedi e da questa manifestazione. Queste categorie vanno ristorate: duemila persone senza lavoro è una città che crolla. È una filiera e il suo indotto che rischia di morire e di non riprendersi. Non sappiamo ancora per quanto tempo ci sarà il Covid né quanto tempo ci metteremo a riprenderci“.
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