Affitti fai da te, è boom in Umbria e ad Assisi, ma Federalberghi regionale chiede regole certe per evitare il fenomeno del sommerso nel turismo, che produce – per l’associazione – gravissimi effetti a catena in termini di sicurezza sociale, evasione fiscale e contributiva, lavoro nero, mancata tutela dei consumatori. “Questo tema – dice Giorgio Mencaroni, presidente Federalberghi Umbria – dovrà decisamente essere al centro del confronto in vista della nuova legislazione turistica regionale, per le implicazioni pensatissime che ha non solo per il futuro delle imprese del settore, ma anche in termini di equità, sicurezza, garanzie del consumatore”.
I dati degli affitti fai da te – un monitoraggio realizzato da Federalberghi, con l’ausilio della società Incipit Consulting e presentato a Rimini fiera – dicono che in meno di un anno il portale Airbnb aumenta del 10,3% gli alloggi offerti in Umbria: se ad ottobre 2015 gli alloggi disponibili nel cuore verde d’Italia erano 4.190, appena 10 mesi dopo il numero è salito a 4.623. Tra questi 3.326 interi appartamenti, 3.908 disponibili per più di sei mesi, 2.717 gestiti da ‘host’ che hanno a disposizione più di un alloggio.
Ad Assisi, uno dei territori assieme al perugino dove l’attività del portale di affitti fai da te è più intensa, l’aumento delle inserzioni è stato del 15,4%. Non sarebbero, poi, attività occasionali, dal momento che nel 79,3% dei casi gli annunci riguardano appartamenti disponibili per più di sei mesi l’anno, con Assisi che vede questa percentuale salire fino all’87,4%.
Anche per questo, sugli affitti fai da te, Federalberghi Umbria chiederà maggior rigore su regole e controlli su fenomeni che, “dietro nomi altisonanti e che rimandano a concetti di socialità e condivisione come ‘sharing economy’ e ‘home restaurant’ si nascondano spesso attività economiche mascherate, che vanno indagate e, nel caso, ricondotte entro le regole che valgono per tutte le altre imprese, poiché danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”.
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