(Flavia Pagliochini-Stefano Berti) I riflettori del mondo si accendono su Assisi. Dalla Basilica di San Francesco parte un messaggio di speranza e solidarietà, ma anche di pace e dialogo nel segno dell’incontro tra san Francesco e il Sultano a sottolineare che il dialogo tra fedi e culture debba essere eterno. Consegna a Re Abdullah II la Lampada della Pace 2019, per “la politica del regno hascemita di Giordania, contraddistinta dall’azione e dall’impegno per promuovere i diritti umani, l’armonia tra le diverse fedi, la riforma educativa, la libertà di culto, allo stesso tempo dando rifugio a oltre 700.000 rifugiati”.
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“Come narra il cronista Giacomo da Vitry in una lettera del 1220, Francesco d’Assisi volle recarsi, intrepido e munito solo dello scudo della fede, nell’accampamento del Sultano d’Egitto, Mailk al-Kāmil, che era impegnato a Damietta nel quadro dello scontro armato che vedeva contrapposti cristiani e musulmani. Fra Giordano da Giano, coevo di Francesco, narra che il Poverello di Assisi fu accolto onorevolmente e fu curato molto umanamente nella sua malattia. Non si sa che cosa si dissero Francesco e Mailk al-Kāmil. Tuttavia, essi sono silenziosi testimoni del potere benefico della parola che costruisce ponti e crea un’esperienza autentica di dialogo, una prossimità in grado di reindirizzare le vite, di superare le differenze, di puntare alla profondità dei sogni comuni, per promuovere la pace e la comunione. Sappiamo che Francesco portò con sé il dono di un corno, che ancora conserviamo, e in cuore quell’incontro, come si evince dai suoi scritti”, il saluto di apertura del custode, Padre Mauro Gambetti, per la cerimonia di consegna della Lampada della Pace 2019.
“Ad ottocento anni di distanza da quell’episodio, noi abbiamo chiesto al Re Abdullah II Ibn Al Hussein, membro degli Hashemiti, la famiglia reale di Giordania più antica del mondo islamico, di accettare un nostro riconoscimento. Come nel 1219 si trovarono di fronte due uomini molto diversi, ma tanto prossimi, così crediamo accada oggi in questo nostro incontro. (…) Sua Maestà – ha ricordato Gambetti – è dedita alla promozione dei diritti umani e dell’armonia interreligiosa, si adopera per la riforma dell’istruzione e per la tutela della libertà di culto, ed è impegnata strenuamente per offrire un rifugio sicuro a milioni di profughi. Grazie Maestà! Grazie Giordania! Ci sentiamo onorati di accogliere Lei e la Regina di Giordania nella casa di frate Francesco ed affidare a Vostra Maestà la ‘Lampada della Pace 2019′”.
Gambetti ha spiegato che i francescani sono rimasti colpiti “dalla Vostra guida illuminata e da alcune Vostre parole e gesti. Sappiamo che Lei ha lavorato per la tolleranza e l’unità nel mondo islamico segnato da differenti correnti teologiche ed ha chiarito che essere musulmani significa innanzitutto mettere in pratica quanto è scritto nel Corano: ‘Nessuno ha fede fino a quando non ama per il suo prossimo ciò che ama per se stesso’. Grazie anche per la proposta di cooperazione contro il male basata sui comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Grazie per aver cercato fin dal 2007 “Una parola comune tra noi e voi”. Grazie, poi, per aver sottolineato l’imperativo morale di promuovere e comprendere i valori di pace insiti in tutte le religioni ed aver portato all’attenzione dei rappresentanti delle Nazioni Unite la necessità che tutte le persone di buona volontà, con o senza fede, collaborino per diffondere la convivenza pacifica e l’armonia per Amore del Bene e per Amore del prossimo. Grazie, infine, per la cura dei siti sacri, musulmani e cristiani. Tra questi ultimi, mi piace menzionare il luogo del battesimo di Gesù, situato nella Valle del Giordano, a nord del Mar Morto, visitato anche da Papa Francesco nel 2014, ora riconosciuto patrimonio dell’umanità”.
“Due anni fa consegnammo la ‘Lampada della pace’ all’allora Presidente Santos, esprimendo l’augurio che la Colombia potesse costruire una pace stabile, fondata sull’Amore reciproco vissuto con mitezza e umiltà di cuore, capace di perdonare le colpe gli uni degli altri. Lo scorso anno dando la Lampada alla Cancelliera Merkel, auspicammo la costruzione di un’Europa unita e plurale; e ancora oggi siamo convinti che il nostro continente non possa abdicare a questa sua vocazione e cedere ad illusorie quanto malsane aspirazioni sovraniste. Quest’anno, nell’offrire a Lei la Lampada della Pace 2019, vorremmo perpetuare la memoria degli incontri benefici e luminosi avvenuti nella storia dell’umanità e rendere visibile l’azione amorosa che il nostro Dio, il Misericordioso e il Sommo Bene, continua ad operare. Per questo, affidiamo anche a Lei il sogno della fraternità universale che, assieme ai nostri illustri ospiti, Le chiediamo di promuovere ancora presso le Nazioni Unite. Siamo certi che un giorno la pace e il bene trionferanno! Grazie per il Vostro impegno. Benedetto Dio, ieri, oggi e sempre”.
A consegnare la Lampada della Pace 2019 al Re di Giordania è stata Angela Merkel, che ha ricordato l’importanza di Assisi, “Un luogo simbolo – ha detto – che emana la Pace. Qui, nel 2986 durante la guerra fredda, Giovanni Paolo II ha invitato i rappresentati delle varie religioni per pregare per la Pace. Oggi noi siamo chiamati a chiederci perché gli essere umani infliggono sofferenze agli esseri umani?. Il dialogo religioso è irrinunciabile. Sappiamo quanto siano importanti le religioni per il singolo, ma c’è bisogno anche di prestare ascolto all’altro e di rispetto reciproco. Queste due cose si condizionano e rafforzano la convivenza reciproca”.
Merkel ha ricordato che il re di Giordania “ha lanciato un segnale importante nel 2007, quando ha appoggiato la lettera inviata da decine di studiosi islamici ai cristiani. Nel 2010 ha proposto all’Onu l’istituzione di una settimana dell’armonia, che da allora viene celebrata ogni anno a febbraio. Milioni di persone sono fuggite dalla guerra e dalla violenza in Siria e il paese vicino (la Giordania, ndr) non ha chiuso gli occhi: alla crudeltà della guerra ha risposto con umanità, aiutando chi ha perso tutto”. Un paese con 10 milioni di abitanti – ha detto la Cancelliera – ha concesso protezione a più di di 770mila profughi dalla Siria, e sono solo cifre ufficiali. È come se la Germania ne accogliesse 5 milioni, l’Italia 4 milioni: noi europei ne siamo consapevoli, questo ci impone il massimo rispetto ma anche la solidarietà e in futuro dobbiamo essere pronti a dare una mano alla Giordania”. Lei dona speranza e si adopera per la pace, è un esempio e un modello. È un vero ambasciatore della pace. Ci auguriamo che Israele e Palestina vivano in pace fianco a fianco. Per me – ha concluso la Cancelliera – è un grande onore passarle la Lampada della Pace 2019″. (Continua dopo la foto)
“La magnificenza di questa Basilica e la spiritualità del periodo di Quaresima – ha detto Re Abdullah II – mi portano a riflettere sull’importanza di questa occasione, che ci vede qui riuniti con spirito di pace e di speranza, e che sono onorato di poter condividere con voi. La pace di questo luogo è un motivo in più per ricordare le vittime dell’attacco terroristico alle due moschee in Nuova Zelanda, due settimane fa, e il dolore dei loro familiari. Tali malvagità, ovunque abbiano luogo, addolorano tutti noi. Vi invito, allora, ad osservare un minuto di silenzio per commemorare quelle vittime e tutti i caduti vittime di odio e violenza. Cari amici – ha poi aggiunto – è con spirito di umiltà che ricevo la Lampada della Pace 2019, per conto di tutti quelli che si adoperano per costruire un futuro migliore e, in particolare, per il popolo giordano, musulmani e cristiani insieme, che sopporta enormi sacrifici per garantire un avvenire migliore a tutti”.
“In questo momento – ha aggiunto il Re – per fare in modo che i popoli si conoscano, è necessario un dialogo autentico. Dobbiamo parlarci onestamente, ascoltare attentamente e agire guidati dai valori positivi che
condividiamo. L’impegno della Giordania a promuovere la pace e l’armonia tra i popoli caratterizza il nostro ruolo internazionale—il nostro approccio globale contro il terrorismo e l’odio su tutti i fronti; la nostra ricerca di soluzioni efficaci alle crisi globali e regionali; e i nostri attuali sforzi per una soluzione definitiva del principale conflitto della nostra regione—la crisi israelo-palestinese—dove auspichiamo uno stato sovrano palestinese, autonomo e indipendente, nei confini del 1967, con Gerusalemme est capitale, e ove si garatisca anche la sicurezza di Israele, come parte integrante della regione, riconosciuta dai paesi arabi e musulmani di tutto il mondo”.
Il Re, durante la cerimonia di consegna della Lampada della Pace 2019, ha sottolinea come “in questo momento è perentorio proteggere Gerusalemme. Il mio compito personale, come Sovrano Hashemita e Custode dei Luoghi Santi dell’Islam e del Cristianesimo di Gerusalemme, è di vigilare sulla sicurezza e il futuro della città santa. La Giordania è attivamente impegnata a sostenere il recupero di preziosi luoghi sacri musulmani e cristiani, inclusa la Chiesa del Santo Sepolcro. Amore e riguardo legano milioni di musulmani e cristiani di tutto il mondo alla città santa. Gerusalemme deve e dovrà rimanere la città della pace, simbolo di unione tra le fedi. Cari amici, In questo stesso giorno, in tante parti del mondo, milioni di musulmani si riuniscono per la preghiera del venerdì come hanno fatto i fedeli che due settimane fa si sono recati nelle due moschee in Nuova Zelanda. Ed oggi, come ogni giorno—cinque volte al giorno—noi musulmani preghiamo e invochiamo la pace. Vi invito ad ascoltare questo appello. Vi chiedo di essere uniti e di alimentare insieme il faro della pace per diffondere comprensione e speranza in questo mondo che ne ha estremo bisogno. Che la benedizione di Dio e la pace sia con tutti voi. Grazie, e che Dio vi benedica”.
La cerimonia di consegna della Lampada della Pace 2019, nella Basilica Superiore di San Francesco, è stata trasmessa in diretta su Rai Uno. L’incontro con i giovani (212 giovani da 32 nazioni: francescani, studenti di Assisi, giovani scampati alla guerra civile in Siria, ragazzi giunti in Italia dai lager libici, dall’Afghanistan, dall’Iran, dalla Palestina e dall’Iraq) nel Salone Papale, verrà trasmesso da Rainews24 a partire dalle 13. Nel mondo sono previste circa 30 dirette. Massimo il livello di guardia sul fronte della sicurezza; già da ieri mattina è attivo un servizio per permettere a pellegrini e turisti di accedere agevolmente alle Basiliche e di assistere oggi all’evento lungo il percorso stabilito.
La riproduzione della lampada votiva che arde dinanzi la Tomba di San Francesco è stata donata negli anni alle tante personalità politiche, culturali e della società civile che si sono recate pellegrine alla Tomba di San Francesco e che si sono contraddistinte per il loro impegno di pace, dialogo e accoglienza. “Luce di San Francesco” è il nome della lampada, un’opera che cerca di restituire l’essenzialità del messaggio francescano attraverso la scelta dei suoi elementi costitutivi: il vetro che simboleggia la purezza e la limpidezza; l’olio che rappresenta la medicazione, e incarna il desiderio di rinascita sociale, politica ed evangelica che in varie forme emerge dal cuore di tutti. Molte sono infatti le ferite che le guerre e i massacri aprono nella società.
Dopo la consegna della Lampada della Pace 2019 e l’incontro tra Merkel Conte e il Re di Giordania con i giovani, e prima dello scambio dei doni, l’agape fraterna. Semplice, come nella tradizione francescana. Antipasto: Insalata primavera; Primo: Pasta con carciofi; Secondo: Tacchino con sformatino di patate; Dolce: Torta al cioccolato con fragole di Candonga. Nel pomeriggio lo scambio di doni. Ai Reali sarà donato un foulard raffigurante l’affresco giottesco della Basilica Superiore con San Francesco che incontra il Sultano d’Egitto a Damietta, realizzato dal maestro Claudio Cutuli con filato in fibra vegetale e tamponato a mano con pigmenti naturali. Inoltre, il volume speciale “La Lampada della Pace di San Francesco”, a cura della rivista San Francesco che racconta le personalità che hanno ricevuto in dono la lampada suddivisi in tre categorie: Pontefici, Premi Nobel e Governanti.E infine la miniatura, riproduzione su tavola d’intonaco, dell’affresco giottesco della Basilica Superiore con San Francesco che incontra il Sultano d’Egitto Mailk al-Kāmil.
Foto: Sala Stampa Sacro Convento/Alcune foto sonno di Matteo Mattielli per gentile concessione
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