La speranza è di non restaurare l’affresco per i prossimi 100 anni, più prosaicamente “Dall’ultimo restauro l’opera aveva un protettivo che negli anni Settanta tutti noi restauratori applicavamo per proteggere gli affreschi. In grossi quantitativi col tempo tendeva a rendere la superficie specchiante, ingialliva e la nuova illuminazione rendeva la vista da basso imperfetta, per cui lo abbiamo eliminato. Con questo intervento restituiamo la vera materia del Cimabue arrivato a noi: si vede la ricchezza delle lumeggiature in oro che prima non si vedeva per lo strato di sporco”, come – ha spiegato questa mattina il caporestauratore del Sacro Convento, Sergio Fusetti durante lo svelamento del restauro della Maestà di Assisi, il nome ‘volgare’ con cui è conosciuto l’affresco della Madonna in trono con Bambino, quattro angeli e san Francesco realizzato da Cimabue sul finire del 1200.
Databile attorno al 1285-1290 circa, l’opera è situata nel transetto settentrionale della chiesa inferiore della Basilica di San Francesco in Assisi. L’affresco è celebre per raffigurare, oltre a un’immagine monumentale della Vergine in trono, uno dei più antichi ritratti di San Francesco, che secondo la tradizione fu eseguito sulla base delle indicazioni di coloro che lo avevano personalmente conosciuto. Un’opera dal valore universale che continuerà a risplendere grazie a un delicato progetto conservativo pagato dalla casa automobilistica Ferrari. L’intervento è stato preceduto da una attenta e approfondita indagine per immagini con le metodologie più moderne. Una volta terminata la fase diagnostica, l’intervento si è concentrato principalmente nella rimozione dei depositi di particellato atmosferico e strati di sporco che offuscano i colori, e alla risoluzione dei problemi di aderenza dello strato di intonaco alla muratura.
L’intervento sulla Maestà di Assisi è stato svolto dalla Tecnireco di Spoleto sotto la direzione di Fusetti e la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e con un finanziamento della Ferrari. Come aveva spiegato Benedetto Vigna, CEO del Cavallino, “Credo molto nella responsabilità sociale di impresa che, grazie alla collaborazione fra enti di natura pubblica e privata, può portare a risultati rilevanti. Ne sono esempi i nostri progetti nel campo dell’educazione, così come della salute o della protezione ambientale. E, con questo restauro, nel campo della conservazione dei beni culturali”. L’opera – come ha ricordato fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento – “ci trasmette anche il ritratto più conosciuto e probabilmente più antico e realistico di san Francesco, di quell’uomo che Tommaso da Celano descrisse come ‘di statura mediocre piuttosto piccola, testa regolare e rotonda, il viso un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri, di misura normale e pieni di semplicità’”.
“Sono estremamente grato al professor Fusetti e all’équipe della Tecnireco, e ovviamente a Ferrari – ancora fra Marco – per la sinergia che ha permesso di portare a nuovo splendore un’immagine che non è solo un’opera d’arte, ma è – anzitutto per noi francescani e per tutti i devoti del Santo – un richiamo dall’alto valore simbolico alla figura e ai valori di san Francesco stesso. Tutto ciò è particolarmente significativo mentre ci prepariamo al grande centenario francescano del 2026 in cui celebreremo gli 800 anni della pasqua del Santo di Assisi. Il ritratto di san Francesco, rappresentato in questo capolavoro di Cimabue, ci riporta necessariamente alla sua figura storica che manifesta ancora oggi una straordinaria attualità e continua ad essere fonte di provocazioni profonde per ciascuno di noi, per la Chiesa, per il mondo intero”. Quello del restauro della Maestà di Assisi firmata Cimabue rientra nel più ampio progetto di interventi di manutenzione e conservazione del patrimonio presente all’interno della Basilica di San Francesco, reso ancora più necessario a seguito degli eventi sismici degli ultimi decenni e per il rischio di eventuali nuovi terremoti. A seguire quest’ultimo lavoro appena presentato, in questi giorni sta iniziando il restauro della Cappella di Santo Stefano, affrescata da Dono Doni e Giacomo Giorgetti.
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