Dipendente comunale licenziata, la Corte di Appello conferma la legittimità del provvedimento comunale e porta a un nuovo capitolo a questa vicenda che va avanti dal 2017. Nei mesi scorsi La Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso della dipendente comunale licenziata per assenteismo. La dipendente aveva infatti impugnato il licenziamento, sostenendo la nullità dell’atto in quanto deciso dalla stessa struttura per cui lavorava la donna,ossia il Comune di Assisi, violando il principio di terzietà del giudice. In primo grado il giudice del Tribunale di Perugia aveva respinto l’eccezione, mentre in appello, pur riconoscendo che il procedimento disciplinare era stato svolto da un dirigente diverso rispetto a quello dell’ufficio dove lavorava la dipendente, era stata riconosciuta l’eccezione.
Una nuova decisione dei giudici – si legge in una nota dell’amministrazione comunale – conferma la piena legittimità dell’operato dell’amministrazione comunale di Assisi in merito a una vicenda processuale che si trascina da tempo e su diversi piani. Il caso riguarda la dipendente comunale licenziata per gravissime irregolarità commesse nella registrazione dei propri orari di uscita dal lavoro”.
“Dopo la sentenza della Corte di Cassazione – ancora il Comune – che rinviava la trattazione del fascicolo davanti alla Corte d’Appello di Perugia, i giudici di secondo grado della Sezione Lavoro hanno confermato, per l’ennesima volta, la piena legittimità delle azioni adottate dall’amministrazione comunale. Il Collegio giudicante, in diversa composizione rispetto a quello che si era già a suo tempo pronunciato conformemente in merito ai profili del licenziamento, ha così messo sotto la lente di ingrandimento anche l’organizzazione degli uffici e dei servizi del Comune di Assisi, come richiesto dalla Corte di Cassazione”.
“Anche in questa sede il Comune di Assisi, ancora una volta difeso dagli avvocati Fabrizio Domenico Mastrangeli e Francesco Niccolini come nelle precedenti fasi e gradi di giudizio, ha visto confermare la piena legittimità del proprio operato. La ex dipendente – conclude la nota – la cui responsabilità era già stata definitivamente accertata dalla Corte dei Conti Sezione Giurisdizionale per l’Umbria, è stata anche condannata al pagamento della gran parte delle spese legali dell’intero giudizio”.
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