Il vescovo Domenico Sorrentino sul Corriere della Sera, per la scelta di ospitare alcune migranti nella casa di San Francesco, o meglio nella Sala della Spoliazione della Curia, al quale il presule ha dato il nome di ‘appartamento di Gesù’: le ospiti sono tre sorelle, Hope e Favor adolescenti, sedici e diciassette anni, Christy ne ha trentaquattro e ha fatto loro da madre. Le donne hanno i loro spazi, ma condividono i pasti con il vescovo e le suore Carmelitane messaggere dello Spirito santo che vivono e prestano servizio in Curia. “L’ingresso è proprio nell’atrio della Sala, ho scelto apposta quegli spazi perché fossero un segno anche per la diocesi, è bastato rinunciare a qualche ufficio di curia e farlo sistemare, due sale, la cucina, la tv, la camera da letto”, spiega tra l’altro il vescovo al quotidiano.
Quanto alle ospiti, le quattro sorelle “sono fuggite dalla Nigeria, scontri tribali, violenze, hanno perduto i genitori – spiega ancora Domenico Sorrentino – e credo non sia rimasto loro nessuno, quando ho provato ad accennarne avevano le lacrime agli occhi. Si sono imbarcate in Libia e il fratello che stava con loro è morto in mare. Ho solo voluto dare il mio contributo, fanno parte del gruppo più ampio di migranti arrivati da noi attraverso la Caritas diocesana”.
Le quattro ragazze sono cattoliche ma la maggiore non aveva mai ricevuto il battesimo e quando lo ha chiesto al vescovo, Domenico Sorrentino ne ha seguito la catechesi, battezzandola in cattedrale nella Veglia di Pasqua. Nell’intervista, il presule confessa tra l’altro di sperimentare “le difficoltà dei genitori. Sa, non è facile con gli adolescenti. A volte è dura combinare tutti gli impegni ma con l’aiuto di Dio ci sto riuscendo. Quando ho deciso di accoglierle in casa mi avevano messo in guardia: guardi che sono un po’ ribelli! Ma è troppo comodo dire agli altri di accogliere e poi occuparsi solo dei casi più semplici. Ho imparato a essere più umile nel pretendere dagli altri”.
Nel palazzo, come detto, vive anche una piccola comunità di suore, che pranzano e cenano assieme alle ragazze quando queste non preferiscono cucinarsi i piatti della loro terra: “Hanno la loro vita, seguono le attività della Caritas, vanno a lezione di italiano e – conclude Domenico Sorrentino – io stesso faccio loro un po’ di scuola”.
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