Botta e risposta sulla frana di Torgiovannetto che secondo un’inchiesta di Mediacom 043 inviata anche per conoscenza ad AssisiNews che ne pubblica ampi stralci, presenta una “Situazione surreale, dopo quasi 3 anni e mezzo lavori ancora fermi. Il risultato finale è che, dopo circa 10 milioni di euro spesi complessivamente dal 2003, il rischio frana non è stato minimamente ridotto e resta altissimo. Si tenga presente che si tratta di una frana molto vasta che minaccia direttamente la strada provinciale 249 che da Assisi va verso Spello”.
Tra le altre cose, secondo l’inchiesta, nel 2015 “benché il finanziamento regionale sia importante (circa 2 milioni di euro) è insufficiente ed effettuare tutti i lavori (dalla progettazione a quelli preliminari e complementari della parte superiore di terreno sovrastante la vasta frana)”. Ma il bando – al quale partecipa una sola azienda – “deve superare ricorsi al Tar da parte dell’Ordine dei geologi e altri incidenti, per cui si arriva alla consegna parziale dei lavori solo il 30 novembre 2015, provvedendo alla consegna definitiva l’11 aprile 2016, ben 7 mesi dopo la consegna del progetto esecutivo e ben un anno dopo l’aggiudicazione della gara”.
Sempre secondo chi ha realizzato l’inchiesta, “il punto è che sulla frana di Torgiovannetto sono stati realizzati i lavori cosiddetti ‘complementari’, che riguardano la parte superiore dell’area della zona di frana e che servono ad evitare che, facendo i lavori nella zona di frana, la parte superiore non crolli su di esse precipitando sulla strada provinciale a valle. Ma, appunto, la zona di frana non è stata toccata e resta lì con tutto il suo pericolo. Anche se forse qualcuno pensa che con gli interventi realizzati fino alla sospensione dei lavori i pericolo sia stato di molto ridotto. Ma non è così, lo stato “massimo pericolo” di cui parlava il comitato cittadino allora presieduto da Stefania Proietti resta tale e quale e altri anni sono passati praticamente invano”.
Per il sindaco invece, chi ha realizzato l’inchiesta non aveva avuto la possibilità di visionare tutta una serie di documenti che, se conosciuti, avrebbero presentato un altro quadro della situazione. “Intervenire oggi sul cuneo di frana (i lavori, infatti, hanno riguardato la parte sovrastante, ma non direttamente il nucleo di frana e per il sindaco Proietti, che arrivò quando il bando di gara era stato già fatto e i lavori in stato avanzato, questi sono stati utili, ma non indispensabili), che si è assestato tanto che non si è mosso in alcun modo”, per il sindaco “non solo sarebbe inutile, ma rappresenterebbe anche un’ulteriore grave ferita – con l’escavazione di oltre 300mila metri cubi di materiale – a un luogo i cui problemi sono nati proprio perché, nel passato, oggetto di attività di cava indiscriminata. Tanto più che la fondamentale sicurezza – evidenzia il sindaco Proietti – è il vallo di terra armata realizzato con i fondi della Protezione civile quando era guidata da Guido Bertolaso. Tanto che la strada provinciale sottostante fu riaperta, alla luce delle indagini geologiche e dei controlli di sicurezza, con una manifestazione ufficiale. E a questo punto il sindaco Proietti spiega come il Comune di Assisi vuole chiudere la vicenda, acquistando o espropriando il terreno dove è stato realizzato il vallo di terra armata, oggi di proprietà privata”.
Non mancano, peraltro, “riferimenti al bando di gara, che fu caratterizzato dallo stanziamento di 2 milioni di euro a cui si aggiunse uno ‘scambio’ con l’azienda, che poteva vendere il materiale scavato, che le indagini geologiche evidenziavano come ‘porcellana’, avente allora un valore di mercato di 2,20 euro al metro cubo. Una procedura inusuale, fonte come è stato di problemi tra Comune e ditta appaltatrice, e che al sindaco Proietti – che come detto arrivò a cose fatte – non piacque fin dall’inizio”. Per Proietti inoltre “non c’era alcuna necessità di scavare oltre 300mila metri cubi, creando un’altra ferita. Tanto che – scandisce il sindaco, all’epoca a capo Comitato frana di Torgiovannetto – il Comitato stesso raggiunse il suo obiettivo di messa in sicurezza quando si arrivò, grazie all’attenzione di Bertolaso, a realizzare il vallo di terra armata. Il Comitato non chiese altri interventi, né fu coinvolto in alcun modo nel bando di gara effettuato grazie a 2 milioni del Ministero transitati per la Regione e poi assegnati al Comune di Assisi come Ente appaltante. In altre parole, i lavori compiuti con quel bando per il primo cittadino di Assisi male non hanno fatto e alcuni benefici li hanno portati, ma non hanno impattato sulle condizioni di sicurezza, che erano state già garantite e costantemente verificate. Come le verifiche, evidenzia il sindaco, continuano anche oggi”.
© Riproduzione riservata