“Nell’assisano il commercio sta vivendo un stagione di forte crisi. Sono tante, troppe, le attività che aprono e chiudono nel giro di pochi mesi. Basta fare un giro ad Assisi, a Santa Maria degli Angeli, nelle frazioni. C’è bisogno di azioni incisive”.
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Lo chiede, dalle colonne della Nazione Umbria del 6 agosto 2017, Vincenzo Di Santi, presidente della Confcommercio di Assisi che vede nella sinergia, nel fare rete, nello sfruttamento degli eventi e delle iniziative promosse nel territorio una possibile ancora di salvezza per il commercio, sia legato al turismo che ai residenti nel territorio o comunque umbri.
«Il rilancio delle attività commerciali e di quelle legate all’enogastronomia – sostiene il presidente di Confcommercio – possono passare, ad esempio, attraverso la valorizzazione dei prodotti locali: un ‘fare rete’ per essere appetibili dai consumatori – spiega -. In particolare in occasione delle manifestazioni che si svolgono nel territorio, dal Calendimaggio al Palio che si svolge a Santa Maria degli Angeli, a Unto, al mercatino dell’antiquariato e alle iniziative che si tengono nel territorio. Penso anche alle opportunità concesse dai temporary shop che, in certi periodi o contesti, potrebbero risultare utili”.
Per Di Santi, “Occorre un coinvolgimento massimo per consentire a tutti di lavorare e cercare di superare questo difficile momento. Non bastano frecce, segnali e indicazioni, occorrono degli attrattori che vanno individuati (ad esempio manifestazioni), concretizzati e fatti conoscere per attirare gente, far conoscere cosa il territorio propone. Sarebbe opportuno anche un Piano di sviluppo economico, da parte dell’amministrazione comunale, per accompagnare un’auspicabile fase di ripresa e di rilancio del commercio”.
Per Di Santi, la colpa della crisi del commercio non è solo della crisi in sé “Le liberalizzazioni hanno avuto responsabilità in questo processo: dare la possibilità a tutti di aprire tutto non è una soluzione – dice ancora Di Santi -. A volte c’è improvvisazione, capitali minimi, scelte non ponderate che portano le attività a chiudere nel giro di poco tempo; penso a via Patrono d’Italia a Santa Maria degli Angeli, ma potrei portare molti altri esempi. I centri commerciali, le vendite on line finiscono per dare colpi durissimi alle attività dei nostri centri gravati da costi altissimi per affitti, utenze e tasse, con l’Imu che finisce per essere di fatto un affitto”.
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