Terzo Romano Fabbri, primo sindaco della nuova Assisi è il titolo della “Giornata della Memoria” promossa per sabato 10 settembre alle 16 nella Sala della Conciliazione dall’associazione degli ex consiglieri comunali della città di Assisi. L’evento vedrà gli interventi del sindaco Stefania Proietti e di Giuliano Comparozzi, presidente del’associazione organizzatrice; la relazione su Terzo Romano Fabbri sarà tenuta da Pio de Giuli; seguirà il dibattito e le testimonianze sulla figura di Fabbri, ravennate, esponente del Partito d’Azione, designato – nei giorni successivi alla liberazione di Assisi (17 giugno 1944) – sindaco “pro tempore” fino al 1946.
Terzo Romano Fabbri (nato a Ravenna il 30/8/1894 ivi deceduto il 21/4/1980), esponente del Partito d’Azione in seno al locale CLN costituito nel novembre 1943 da Emidio Comparozzi detto “Tito”, fin dai primi giorni del suo breve mandato (concluso il 21 novembre 1946 con l’insediamento del primo sindaco eletto, l’avvocato Giuseppe Sbaraglini) dovette affrontare tanti problemi di particolare urgenza per ristabilire accettabili condizioni di vita in un territorio inevitabilmente sconvolto dal passaggio del fronte. Di ciò fanno fede le prime delibere adottate come la nomina della Commissione Recupero Bestiame (25 giugno 1944) il cui compito era restituire ai legittimi proprietari il bestiame sbandato e disperso. Tra gli atti politici compiuti dal sindaco Terzo Romano Fabbri, merita una menzione particolare quello datato 19 gennaio 1945 per segnalare su richiesta della Allied Control Commission gli 11 personaggi qualificati come “Volontari della Libertà” per il loro impegno diretto e verificato nella lotta per la liberazione: Massimo Amori, Eliseo e Giuseppe Biagetti, Sante Branda, Oliviero Pavi, Orlando Bianconi, Gino Brufani, Pio Laurenzi, Romeo Negrini, Pietro Paccoi, Sabino Balducci.
Con doverosa finalità di riconoscere “suum cuique tribuere” venne deciso in data 16 agosto 1944 di ripristinare nella toponomastica di Santa Maria degli Angeli l’intitolazione della via centrale a Giovanni Becchetti, antifascista assassinato nel giugno 1922 dalle “squadre d’azione ”. Peraltro ad Assisi non ci furono gli accanimenti che in altre zone seguirono alla tragica conclusione della guerra civile: addirittura ai Partigiani venne dato ordine di non torcere neanche un capello al Colonnello medico Valentin Muller. Si ebbero brevi periodi di epurazione nei confronti di alcuni soggetti compromessi con il passato regime che vennero persino reintegrati nel posto di lavoro, come nelle scuole elementari del territorio. Il podestà Arnaldo Fortini, di ritorno dal confino coatto, venne trattato con rispetto e senza particolare ostilità: erano infatti riconosciuti i suoi meriti per aver assicurato ad Assisi quel clima di pacificazione che è rimasto nei decenni successivi accrescendone le opportunità di lavoro e il benessere economico collegato al turismo religioso e alla spiritualità dei luoghi santificati da Frate Francesco.
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