A proposito della notizia su un’azienda agricola dove sono stati riscontrati casi di caporalato e che hanno coinvolto anche un’azienda di Bastia Umbra riceviamo e pubblichiamo una lettera dagli amministratori e proprietari degli immobili situati in Località Costano di Bastia Umbra, Mencarelli Candido e Francesco, che “intendono esprimere la propria totale estraneità dai fatti recentemente emersi in relazione all’indagine sul caporalato che ha avuto luogo nei primi giorni di agosto, in quanto l’azienda è stata affittata ad altro operatore del settore avicolo da diversi mesi, con regolare contratto registrato. Siamo venuti a conoscenza del fatto che due cittadini indiani clandestini sono stati trovati a lavorare in condizioni lavorative e abitative non idonee e in locali non conformi alla normativa vigente in materia di igiene e senza alcun contratto di lavoro”.
“Ci teniamo a precisare – scrivono i due Mancinelli – che, in nessun modo, siamo stati coinvolti o informati preventivamente di tali attività illegali, né abbiamo mai autorizzato o acconsentito all’utilizzo degli immobili di nostra proprietà per tali fini, condannando fermamente quanto successo. Desideriamo inoltre sottolineare che, qualora dovessero emergere ulteriori dettagli che dimostrino un nostro coinvolgimento diretto o indiretto, prenderemo immediatamente le misure necessarie per chiarire la nostra posizione e per collaborare con le autorità competenti al fine di tutelare la nostra reputazione e quella degli immobili di nostra proprietà. Ci dissociamo fermamente da qualsiasi forma di sfruttamento lavorativo e da ogni pratica che vada contro i diritti umani e la legislazione italiana. Ribadiamo il nostro impegno nel mantenere elevati standard etici e legali in tutte le attività connesse ai nostri beni immobiliari. Restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento e confidiamo nella vostra professionalità nel trattare questo delicato argomento, dandone un’informazione completa nella sua totalità. Dispiaciuti dell’accaduto, vi chiediamo di dare notizia di quanto sopra-esposto, in quanto, l’ambiguità della notizia riportata nei quotidiani attribuisce per deduzione il reato di caporalato alla nostra famiglia”. La precisazione è stata pubblicata anche nell’articolo originale.
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