Riceviamo e pubblichiamo da Ginevra Angeli una missiva già uscita sul Corriere dell’Umbria del 22 ottobre 2017 relativa a una storia di un lavatoio/biblioteca in via Aromatari.
Una storia incredibile in Assisi. Sì, proprio in Assisi, Assisi sì. Nel 2009 il Comune di Assisi mise all’asta vari immobili ormai in disuso: scuole di montagna, magazzini, lavatoi, ecc..ecc.. In via G. Aromatari, c’era un lavatoio a pianterreno sulle scale, inglobato nella casa medievale di Artaserse e poi di Maceo Angeli. Nulla a che vedere con lo stile della casa; per farsi un’idea del lavatoio costruito di recente, ebbene è identico ma più piccolo (due vasche) a quello sulla strada di Valecchi dove ormai da tempo c’è un cartello “Comune di Assisi in vendita”.
Questo lavatoio di via Aromatari confina a fondello con la mia biblioteca. Era stato messo all’asta e dunque quale migliore progetto di ampliare la biblioteca con un locale di 20 mq. con ingresso diretto sulla strada per poterla rendere più fruibile. L’asta va deserta. Si propone dunque al Comune una permuta con una collezione di archeologia raccolta negli anni, prima da Artaserse e poi da Maceo Angeli e che sarebbe andata ad arricchire l’archeologia del foro romano, perché si tratta di pezzi, alcuni rarissimi, tutti di provenienza locale. Praticamente è un donazione perché il valore della collezione, inventariata e valutata della Dott.ssa Manca della Sovrintendenza archeologica, supera di gran lunga quello della fonte, tante è vero che in una delle comunicazioni il Comune chiede se deve dare una differenza in denaro.
Le procedure di rito, lunghe, portano alla conclusione definitiva. Il consiglio comunale e poi la giunta danno parere favorevole: la firma si farà presso il notaio Cogliandro di Bastia che ha già preparato l’atto. Il sindaco telefona di mettersi d’accordo con un ingegnere del Comune per andare dal notaio a perpetuare l’atto di permuta. Ma l’ing. non è d’accordo: è contrarissimo (l’unico in Comune insieme al suo collaboratore) e dunque non si farà. Gli imperscrutabili giochi di potere! Non si fa, dice che c’è qualcuno ancora più in alto che non vuole, ma chi? Per educazione non riferisco gli epiteti rivoltimi quando l’ho contattato. Dico solo quello ridicolo: “Per quattro sassi (l’archeologia) quella – io – pretende un immobile!”.
A questo punto avviene l’inaspettato: il presidente degli archivi delle Marche e dell’Umbria dott. Mario Squadroni assieme al dott. Pistelli dell’archivio di Perugia, vengono a visitare la biblioteca. Infatti sono stati informati dei volumi, alcuni provenienti nientemeno che dall’avv. conte Cilleni Nepis che mio nonno aveva comperato ai primi del `900 (ma questa è un’altra storia) e documenti interessantissimi sulla storia di Assisi, fotografie, unararissima collezione di volumi e opuscoli sulla agricoltura locale, manoscritti, prime edizione di libri d’arte e più recenti, cataloghi introvabili di mostre, storia, cinquecentine sfuggite all’avidità di qualcuno, insomma una biblioteca rara e particolare. È fatto! La fiaccola non starà mai sotto il moggio e sottoscrivo l’autorizzazione per la notifica dei libri che verranno inventariati e poi messi a disposizione di tutti: alcuni si collocheranno nel locale della fonte opportunamente predisposto che i dott. Squadroni e Pistelli avevano visionato e approvato. C’è già l’ingresso in via Aromatari per i visitatori, tolte le “ridicole” vasche c’è posto per delle scansie e un tavolo con le sedie per la consultazione poi una porta per accedere alla mia attuale biblioteca che così come è trabocca di libri ed è attualmente improponibile ai visitatori. Verrebbe una biblioteca rara aperta al pubblico. Adesso il rapporto con il Comune cambia. “I sassi” (ci sarà una fondazione, un mecenate … che li donerà al Comune?) non li vogliono ma a questo punto è proprio lui, il Comune, che deve mettere a disposizione il locale per questo evento di alta cultura. Il dott. Squadroni telefona di mettersi d’accordo con la dott.ssa della Sovrintendenza paesaggistica. Così si scopre chi era l’oppositore ancora più in alto e si scopre che lei era stata informata da qualcuno solerte di tutta la faccenda e del “valore storico della fonte anticamente alimentata da una sorgente”.
Questa storia non ci risulta affatto e nemmeno negli archivi consultati per nostro conto. È solo un volgarissimo vecchio fonte lavatoio. Comunque la sentenza finale è che la biblioteca va bene, ma le vasche non si toccano: i libri verranno tutt’al più messi nelle vasche. Povera “Assisi miliardaria!” con la cultura del “Famolo strano” e lo spirito del biicherverbrennungen. Dedico questo scritto alla gloriosa Commissione del pubblico ornato senza il cui assenso non si poteva attaccare un chiodo e che avrebbe salvato Assisi dalla cementificazione selvaggia che tuttora prosegue alacremente nel più bel paesaggio circostante; l’avrebbe salvata dall’essere diventata come il centro commerciale di Collestrada, i vicoli deturpati, la piazza orribile con tutti i box dei bar fin sotto il tempio di Minerva, e ai nuovi mercanti a noi sconosciuti che pian piano in silenzio si stanno impossessando di tutto. Le automobili! I pedoni condannati ad estenuanti ginkane. E poi…e poi… dedico questo scritto agli assisani che se ne sono andati via dalla città in massa e ci hanno lasciati soli. Dedico questo scritto al personaggio ormai invisibile, al suo monumento invisibile al centro della piazza del Comune dove c’è scolpita una frase invisibile da lui pronunciata, ai tempi…, in una delle sue “grida”: Assisi non si deve adattare al turismo ma è il turismo che si deve adattare ad Assisi. AdDio.
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