Assisi News riceve e pubblica la lettera di un lettore che – dopo che nell’ultimo consiglio comunale è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno con cui si chiede di riconoscere la crisi climatica come effetto dell’attività dell’uomo e come rischio per l’ambiente, per il paesaggio e per la collettività – chiede che il rispetto dell’ambiente passi dalle parole ai fatti. Di seguito la missiva:
“Nell’ultimo consiglio comunale è stata approvata all’unanimità un ordine del giorno con cui si chiede di riconoscere la crisi climatica come effetto dell’attività dell’uomo e come rischio per l’ambiente, per il paesaggio e per la collettività. E quindi di inserire tra i principi della propria azione politica e amministrativa riconosciuti dallo Statuto comunale quelli della lotta ai cambiamenti climatici, della transizione ecologica e della neutralità climatica. Ottima iniziativa per il rispetto dell’ambiente – scrive il cittadino – e ho soprattutto apprezzato l’unanimità nella votazione. Ora però si passi ai fatti!”.
“Verde, inquinamento, consumo del suolo, etc etc: Assisi – secondo il lettore – dovrebbe rappresentare il fulcro e un esempio da diffondere in tutto il mondo e ai milioni di pellegrini che ogni anno visitano i nostri luoghi. Da qui nasce una mia riflessione che però porta ad altre conclusioni purtroppo. Non voglio parlare di politica, anche perché il problema non è riconducibile a singole amministrazioni, ma da anni decenni di non decisioni. Il verde, il benessere fisico e mentale e la qualità della vita dovrebbero rappresentare il primo obbiettivo da perseguire da qualsiasi amministrazione senza distinzione di parte politica!”
“Piantare alberi, tutelare la natura, sviluppare le nuove forme di energia senza consumare suolo e natura esistente, sensibilizzare le giovani generazioni ad investire proprio in questa direzione ed a favorire la transizione energetica è una necessità immediata. Occorre azzerare la burocrazia e non mettere lacci e lacciuoli anche per installare piccoli impianti innovativi nelle abitazioni, nei condomini e attività produttive (autorizzazioni, pratiche, addirittura la scelta dei colori fanno solo perdere tempo e denaro!!). Il consumo del suolo va di pari passo con il verde la recente esondazione del fiume Tescio ne è la dimostrazione. La colpa è anche della troppa cementificazione, ma se a parole si è d’accordo, nei fatti iniziano le incongruenze. Invece di nuove edificazioni (si parla di nuove palazzine da costruire nella zona di Santa Maria degli Angeli), non sarebbe meglio recuperare i tanti insediamenti abbandonati? Proprio Santa Maria ancora aspetta la fine del PUC… il verde, i laghetti, le passerelle ombreggiate e previste nel progetto le trovate solo se avete fantasia e vi portate un pennarello per disegnare!
“Poi arriviamo all’inquinamento!! Purtroppo è da decenni che, senza fare distinzioni tra destra sinistra e centro, si convive con il problema delle Fonderie Tacconi. Siamo arrivati al limite della vivibilità. Basta fare una passeggiata e respirare in quella zona per capire cosa sta accadendo. L’azienda va delocalizzata al più presto: scegliete una strada e occorre una soluzione altrimenti le nuove generazioni continueranno a convivere con questa fabbrica a due passi dalla Basilica! È come pensare a Piazza San Pietro con vicino una Fonderia! Ecco – conclude la lettera – la mia è stata una piccola riflessione da “anziano” ma stufo di vedere procrastinare decisioni a volte impopolari ma necessarie per il bene comune la salute di tutti!”
Foto di Francesca Di Pasqua | via Unsplash
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