Luigino Ciotti interviene sulla vendita di una porzione di immobile dai frati Cappuccini ai privati. “In questi giorni ad Assisi – scrive – si è aperta una polemica sul rilascio (in data 27 giugno) da parte del responsabile del settore gestione del territorio del Comune di Assisi ai Frati Minori Cappuccini, del permesso a costruire con cambio di destinazione d’uso da Convento a Residenza d’Epoca con attività di bar e ristorante di una loro proprietà, sita in via San Francesco, e relativa vendita a privati”.
“Secondo noi tutto è legittimo sul piano amministrativo-giuridico – dice Ciotti – ma ciò non elimina le perplessità di tipo etico di cui non si può non tener conto vista la natura del soggetto richiedente, la storia del bene e la sua collocazione geografica, l’interesse della città ed il suo futuro, a cui gli attuali proprietari non possono essere insensibili, e la destinazione dei proventi della vendita. Innanzi tutto però ci ha sorpreso che la risposta tecnica all’interpretazione delle normative e alla correttezza delle procedure sia venuta da un rappresentante (certo non in linea con il rinnovamento) della segreteria della maggiore forza di governo della città, il PD”.
“Perché è intervenuto il PD – si chiede Ciotti – che nessuno aveva chiamato in causa per dare una lettura e spiegazione delle norme tecnico-giuridiche e dei passaggi burocratici che è compito dei tecnici e degli amministratori della città. Diceva Andreotti ‘A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca’. Detto questo la questione però per noi più importante è quella etica anche se c’è una valutazione di tipo politico. Il problema di Assisi, riconosciuto da tutti, è che questa diventi una città museo e tutti parlano della necessità di far ritornare cittadini a vivere nel centro storico. Bene questa era un’occasione ed un’opportunità ed i soggetti coinvolti, Frati Minori Cappuccini e Comune di Assisi, non possono dire che non conoscono la problematica ed entrambi hanno evitato di cogliere una possibilità per lavorare ad invertire la tendenza a parole condannata”.
“Ma passiamo alla parte etica. I Cappuccini, di cui noi riconosciamo grandi meriti a cominciare dal loro grande lavoro in Amazzonia, vivono in quella zona della città dal 1881 grazie al Conte Torlonia e poi dal 1926 con l’acquisto di Palazzo Sperelli e casa Mariani ma – ricorda Luigino Ciotti – molto lo si deve alla Provvidenza che aveva il volto di tanti assisani. Quindi secondo noi anche se la proprietà è privata però il bene dovrebbe essere pubblico. Questa direzione è testimoniata dalla vita di San Francesco, i principi dei francescani e la filosofia di chi ad essi si richiama come si può evincere anche dalle dichiarazioni di Matteo Siro, provinciale dell’ordine dei frati cappuccini dell’Umbria ‘Ci sentiamo perciò impegnati a custodire la memoria di questa scelta eroica del nostro padre fondatore a favore di una scelta radicale della povertà’ Quindi la scelta della vendita, legittima ovviamente, poteva però essere legata a qualcosa di più coerente con il messaggio francescano ed il tanto richiamato “Spirito di Assisi”.
“Sicuramente, se non altro per trasparenza e non ci sembra di chiedere troppo a dei religiosi che per scelta non hanno a cuore i beni terreni – conclude Luigino Ciotti – una cosa può essere fatta facilmente: dichiarare quanto si è ricavato dalla vendita e dire per quali opere e missioni saranno spesi i soldi. Noi diamo un piccolo suggerimento. Per chi è abituato a ricevere donazioni ne faccia una. La faccia alla Casa di Riposo di Assisi, che è in difficoltà per l’attuale chiusura dell’Hotel Subasio da cui traeva proventi per la gestione delle spese per gli anziani della città, anche perché quella chiusura probabilmente ha agevolato l’investimento di un’altra struttura ricettiva all’interno della città”.
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