Riceviamo e pubblichiamo una serie di interventi di Paolo Ansideri, con cui si spera di innescare un dibattito su alcuni punti della vita culturale e sociale della città. La redazione di AssisiNews ricorda di essere aperta a qualsiasi contributo. Qui l’intervento precedente
“Quanto argomentato fin qui – scrive Paolo Ansideri – può essere riassunto come tentativo di delineare una filosofia di fondo, di riferimento, a partire dalla quale iniziare un’ipotesi di progetto operativo, ma rappresenta comunque una riduzione della “Questione Assisi” rispetto alla sua complessità che ho tentato invece di esplorare più in profondità in “Dal dossier Assisi al progetto Assisi” (www.oicsriflessioni.it). Cercherò quindi di delineare alcuni tratti di ipotesi operative, a cui si sta da tempo ragionando, a partire da un assunto già precedentemente esposto: Assisi, come Assisi dei residenti, territorio e comunità locale. Assisi internazionale.
“È in realtà questa duplicità – secondo Paolo Ansideri – che dà conto della peculiarità e specialità di Assisi rispetto a molto altro del panorama nazionale, ma anche internazionale, costituendone, a mio parere, la potenzialità fino ad oggi inespressa. La differenza tra la dimensione ultracittadina e quella internazionale, risiede nel fatto che la prima è legata ad un’immagine che la città dà di sé legata alla classicità del valore artistico e religioso e quindi il significato attribuito a quel nome raccoglie l’attenzione di una platea in qualche modo tradizionale, mossa dall’intento di visita turistica. La seconda nasce innegabilmente dall’evento dell’incontro interreligioso del 1986. Vi era già stato per la verità lo storico incontro con Enrico Berlinguer nel 1983 di cui Enzo Fortunato scrive: ‘…Per oltre un mese si parlò e si scrisse di quell’incontro, dipingendo me come Francesco d’Assisi e Berlinguer come il lupo cattivo di Gubbio. Un’esagerazione!’ (Berlinguer, quell’incontro con Francesco, di E. Fortunato in Sanfrancesco.org).
“Ma l’evento di quell’anno – sostiene Paolo Ansideri – ha posto davanti ai media del mondo, qualcosa che prima nella storia dell’umanità non era mai accaduto: le religioni si incontrano e gli Dei presiedono all’evento. Potenza simbolica assoluta, risonanza planetaria. Di questa onda questo luogo tutt’ora gode. Questa aura gli conferisce tutt’oggi una autorevolezza internazionale indiscussa: quello che qui accade, in quanto QUI, ha un significato e rilevanza simbolica che assicura all’accaduto la massima attenzione. Vi è quindi una propensione nell’aria ad ascoltare quanto qui accade, e questa attenzione, è appunto completamente avulsa dal valore strettamente artistico e confessionale. Non ha immediato ritorno turistico, non è legata alla grandiosità dell’opera monumentale né al moto di devozione al sacrario. Paradossalmente questa dimensione libera il messaggio di Francesco dal contesto materiale, geografico. Quello che da qui proviene verrà ascoltato anche senza venire qui, perché quella autorevolezza rende incline all’ascolto. L’orecchio internazionale è qui teso ad ascoltare qualcosa che può essere interessante (il nome Francesco del papa aiuta?) ed il New York Times come Le Monde di questo potrebbero scrivere. L’opportunità che va colta è a mio avviso proprio quanto scritto nel documento del Vicariato: “ … la Città, ..diventi un “laboratorio” permanente di riflessioni e incontri tra religioni e culture” (pg.1-p3 – l’omissione di altre parti del testo non è casuale: solo questo è quanto risulta per me interessante)”.
“Ma la scommessa, il passo ulteriore che bisogna osare è racchiuso proprio nella seconda parola: “culture”. In virtù di quell’aspettativa ed autorevolezza internazionale di cui il sito gode – dice ancora Paolo Ansideri – va spostato l’indicatore nella direzione della cultura: e per questo opero sicuramente una distinzione tra la cultura intesa come ambiente culturale di cui abbiamo parlato finora e la “cultura alta, specialistica e multidisciplinare”che esubera quell’ambiente, ma che non può neanche essere esaurita da quanto trattato dagli istituti ed enti di derivazione religiosa, prospettati dal Vicariato (Istituto teologico, Istituto superiore di scienze religiose, Società internazionale di studi francescani). Se per “laboratorio” alludiamo ad un che di permanente, attivo costantemente nel tempo, per l’intero anno e negli anni, strutturalmente impegnato in attività di studi, ricerca o produzione culturale in senso lato, su questo convengo, ma questa attività non dovrà avere ad oggetto temi religiosi, già coperti dagli istituti di cui sopra, ma ambiti disciplinari e filoni culturali di altro genere ed interesse”.
Gli articoli precedenti sono pubblicati in www.oicosriflessioni.it con il titolo “Assisi nel tempo presente. Versione Assisi”. Prossimo articolo, anticipa Paolo Ansideri, sarà Assisi città internazionale di cultura per la formazione e produzione culturale.
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