“Il Piano Marketing Cultura e Turismo del Comune di Assisi prevede entrate per € 2.445.000 così suddivise: Imposta di Soggiorno € 1.165.000; Check Point € 850.000; Altre Entrate € 430.000. Sono una cifra importante del bilancio comunale – di fatto corrispondente a circa l’8% – e quindi non possiamo non esimerci da un giudizio”. È la premessa di A Sinistra, che boccia il documento dell’assessore Eugenio Guarducci.
“Innanzitutto – si chiede l’associazione – è un vero piano Marketing? Se il Marketing è la pianificazione della strategia a livello aziendale, con schema generale, analisi e raccolta informazioni, obiettivi/strategie/strumenti, verifica e analisi risultati ottenuti, non ci siamo proprio. Inoltre a nostro avviso – continua A Sinistra – i bisogni e le esigenze prioritari dei cittadini del Comune di Assisi sono altri. Come hanno dimostrato le recenti assemblee nelle varie frazioni fatte dalla giunta, le richieste principali, che spesso sono beni comuni e quindi non dilazionabili, riguardano la necessità dell’acqua comunale, del metano, dell’illuminazione pubblica, della manutenzione delle strade, dei marciapiedi, ecc…”
“Quindi c’è un obbligo di dare a tutti gli stessi diritti, visto che hanno gli stessi doveri, come il pagamento delle tasse, e soprattutto c’è una moralità da rispettare perché, come diceva Don Lorenzo Milani, ‘Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.'”. A Sinistra chiede tra l’altro chiarimenti sul pagamento dell’imposta di soggiorno da parte delle case religiose: “Con questa definizione se ne intendono solo alcune (come sembrerebbe dal termine usato) o “case religiose” comprende anche tutti i conventi che fanno ospitalità, offrendo servizi né più né meno che le altre strutture ricettive? Inoltre – si chiede ancora A Sinistra – come è possibile che un’amministrazione pubblica possa utilizzare lo strumento dell’affidamento diretto, sotto i 40.000 euro, per i servizi di cui ha bisogno per le tante manifestazioni che ha in programma, per non fare i bandi richiesti con la scusa dell’allungamento dei tempi?”
“Non si può andare ‘contra legem’, tanto più quando non c’è alcuna urgenza perché l’iniziativa è già programmata. La concezione padronale di fare quello che si vuole può andare bene per un’azienda privata, ma non per un servizio pubblico. È una modalità dichiaratamente clientelare! Per finire, molte delle iniziative culturali passate e future – secondo A Sinistra – sono discutibili ed è difficile vederne i vantaggi se non per chi le promuove: non investono tutto il territorio, non utilizzano sufficientemente le energie e le professionalità locali, non hanno un filo conduttore, non attraggono utenti esterni. La logica sembra quella del “mettiamoci i soldi” e organizziamo qualsiasi cosa pur di chiamarla evento. Il buon Gino Bartali, che spesso ad Assisi viene ricordato, aveva una massima: ‘L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!'”.
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