A proposito dell’intervista rilasciata ad Avvenire sui matrimoni ad Assisi fatti a volte per motivi estetici e che tanto scalpore ha destato sui social, monsignor Sorrentino precisa quanto segue. “Si precisa che non c’è alcun divieto e alcuna preclusione alla celebrazione dei matrimoni ad Assisi. Il Vescovo ha inteso solo richiamare una normativa che da anni è in vigore nella Chiesa italiana, chiaramente espressa nel Direttorio di pastorale familiare della CEI n.82, a vantaggio di un cammino di coppia che sia compiuto con senso di responsabilità e di partecipazione comunitaria nelle parrocchie di provenienza degli sposi, lasciando il discernimento delle loro motivazioni per la celebrazione in Assisi ai rispettivi pastori”.
I riferimenti normativi si trovano nel Codice di diritto canonico (“I matrimoni siano celebrati nella parrocchia in cui l‘una o l’altra parte contraente ha il domicilio o il quasi-domicilio o la dimora protratta per un mese, oppure, se si tratta di girovaghi, nella parrocchia in cui dimorano attualmente; con il permesso del proprio Ordinario o del proprio parroco il matrimonio può essere celebrato altrove (can 1115)”) e nel “Dal Direttorio di Pastorale familiare della C.E.I. Proprio in forza della dimensione propriamente ecclesiale del sacramento – è scritto qui – ribadiamo che il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte”.
Di conseguenza, la celebrazione delle nozze avvenga normalmente nella chiesa parrocchiale di uno dei nubendi. Solo per validi motivi di necessità o di convenienza pastorale il matrimonio può essere celebrato in altre parrocchie. Solo con il permesso dell’Ordinario del luogo o del parroco potrà essere celebrato in altra chiesa o oratorio. E solo in presenza di particolari ragioni pastorali l’Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in una cappella privata o in altro luogo conveniente. Si evitino quindi prassi contrarie a tali disposizioni: ci si guardi dal permettere con facilità la celebrazione del matrimonio in una parrocchia diversa da quella di uno dei nubendi; si affronti con coraggio, saggezza e determinazione il problema della proliferazione di matrimoni in chiese non parrocchiali, e santuari, in chiese con particolari richiami storici o artistici. I vescovi diocesani, in proposito, precisino ulteriormente i criteri a cui attenersi e, nel caso, determinino anche i luoghi diversi dalle chiese parrocchiali in cui i matrimoni possono essere celebrati e ne stabiliscano le condizioni (n.82).
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