Sarà l’Istituto Serafico di Assisi a ricevere il premio internazionale “Francesco d’Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della Fraternità”. Il riconoscimento verrà consegnato durante la cerimonia prevista per sabato 15 maggio alle ore 17.30. Come spiega la presidente, Francesca Di Maolo: “Questo premio è un motivo di grande gioia per tutti noi. È un riconoscimento importante non solo della nostra realtà, del nostro modello di cura e del nostro modello aziendale, ma è un riconoscimento alle persone che negli anni si sono presi cura della vita più fragile e indifesa. Persone straordinarie che ci ricordano che il lavoro è vocazione. Riceviamo questo premio dopo l’inverno della pandemia: il periodo più triste e doloroso della nostra storia. Niente sarebbe stato possibile senza il coraggio, la dedizione e la professionalità dei nostri operatori. Anche in questi momenti di estrema difficoltà hanno dimostrato che lavorare al Serafico è, prima di tutto, una scelta di vita, una scelta di amore. Al Serafico si lavora non per “qualcosa”, ma per “qualcuno”. Questo premio è un riconoscimento al lavoro di cura al quale si deve guardare anche come una leva importante della nostra economia, perché non ci sarà possibilità di sviluppo senza la cura delle persone più fragili. Un atto generativo per tutta la società: in termini di autonomie raggiunte, partecipazione alla vita pubblica, democrazia, giustizia sostanziale e occupazione”.
Il riconoscimento arriva in concomitanza con le celebrazioni per i 150 anni di fondazione dell’Istituto. “Nel nostro lungo cammino – riprende la presidente Di Maolo – ciò che ci ha portato alla soglia dei 150 anni è stata l’attenzione ai bisogni concreti delle persone con disabilità e la risposta alle nuove urgenze che intercettiamo stando accanto alle famiglie. Ci rendiamo conto che il nostro compito non può limitarsi a erogare servizi che già trovano risposta nel sistema socio-sanitario. Il Serafico da sempre è un grande innovatore nel campo della riabilitazione e dell’educazione dei bambini e ragazzi in età evolutiva. Per ognuno tracciamo un percorso individuale che non è incentrato solo sul limite, ma sulle risorse della persona. Per questo motivo in questi ultimi anni oltre a introdurre l’innovazione tecnologica nei percorsi riabilitativi abbiamo attivato molti laboratori di tipo educativo per accompagnare i ragazzi ad esprimere i loro talenti e a sviluppare le loro capacità. Prenderci cura dei ragazzi per noi è molto di più che curarli o assisterli e va oltre l’atto puramente sanitario, perché la persona è relazione. Prendersi cura significa essere con l’altro, accompagnare i ragazzi a vivere una vita piena”.
Una missione ambiziosa che richiede un modello organizzativo e gestionale molto complesso. “Innanzitutto ci pone il problema delle risorse – sottolinea la presidente Di Maolo – Con le sole risorse pubbliche non è possibile sostenere il modello Serafico. Il Sistema Sanitario, in cui il Serafico è inserito come ente convenzionato, standardizza bisogni e prestazioni. C’è un’evidente asimmetria che separa i bisogni, che sono eterogenei, e i servizi che sono omogenei. Il Serafico cerca di superare questa asimmetria coltivando una solidarietà comunitaria, che mette in interazione l’ente pubblico, l’impresa e la sfera dei cittadini privati anche con le loro organizzazioni. Sono tante le persone che nel nostro Paese sostengono i ragazzi del Serafico e questo premio è anche un riconoscimento alla comunità che abbraccia quest’Opera. Un’Opera che nasce e cammina animata da un movente ideale e che non può limitarsi a fare le cose bene e giuste. I criteri dell’efficienza, dell’efficacia e della trasparenza non bastano. Prendersi cura dei nostri ragazzi non è possibile senza prendersi cura delle persone che lavorano per loro”.
Per questo sono stati affrontati anche cambiamenti nell’organizzazione e nella gestione del personale. “Da un lato – spiega la presidente – la formazione e la valorizzazione di ciascun ruolo perché ogni professione è necessaria per realizzare la nostra missione. Dall’altro è stato determinante considerare i singoli rapporti di lavoro come delle relazioni in cui conoscere non solo gli interessi professionali, ma anche quelli extralavorativi, i bisogni di natura economica, motivazionale, familiare e spirituale. In questa direzione sono nati tanti interventi non solo di tipo economico – fondo di solidarietà per bisogni straordinari dei dipendenti, buoni spesa annuali per sostenere l’economia familiare – ma anche campus estivi per i loro figli”. E poi ci sono le famiglie dei ragazzi. “Questo premio – conclude la presidente del Serafico – lo vogliamo dedicare a loro, che ci hanno insegnato a non arrenderci mai ed è per noi un impegno a continuare a custodire la vita dei loro figli, a essere il prolungamento dei loro abbracci e la loro voce per i diritti dei più fragili”.
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