Anche se il numero dei positivi in Umbria è decisamente in calo, per garantire la sicurezza dei cittadini il Laboratorio regionale di microbiologia di Perugia continua l’attività di sequenziamento con il Centro zooprofilattico di Teramo. Grazie a questa attività, su 53 tamponi inviati, sono stati individuati 6 casi di variante B.1.167.2 (variante indiana): 4 tamponi provenivano dal territorio dell’Usl1 e altri 2 dall’Usl 2.
La scelta dei campioni è stata casuale come prevede il protocollo per il sequenziamento. Essendo il numero dei casi decisamente basso, la situazione rimane sotto controllo, visto che può essere garantito un capillare contact tracing. Proprio questa attività basata su un monitoraggio quotidiano, ha permesso di evidenziare tempestivamente i casi sequenziati.
Il coronavirus si adatta all’ambiente cambiando la struttura della proteina spike – la proteina di aggancio alle cellule – diventando più contagioso rispetto al ceppo iniziale. Questo è quanto sta succedendo in India, Paese che da aprile è devastato dall’epidemia, dove è nata la cosiddetta “variante indiana” definita scientificamente B.1.167, di cui si conoscono già 3 sottotipi: il B.1.617.1, il B.1.617.2 e B.1.617.3.
Oltre che in India, dove ormai è dominante, questa variante si è diffusa negli Stati Uniti, in Inghilterra, Europa e da aprile è stata identificata anche nel nostro Paese. Rimangono aperte le domande chiave su quanto velocemente queste varianti possano diffondersi, sulla loro capacità di resistere all’immunità prodotta dai vaccini, e sulla possibile capacità di provocare le forme di malattia più gravi.
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