Un’umbra conquista il Corriere della Sera: lei si chiama Isabella Dalla Ragione ed è, ipsa dixit, un’archeologa delle piante e degli alberi. A San Lorenzo di Lerchi, nell’alta Valle del Tevere, la donna possiede Archeologia Arborea, quattro ettari di bosco e quattro di frutteto, con 440 piante e 150 varietà di frutti che sembravano estinti e invece sono stati salvati, dalla donna e da suo padre Livio, scomparso nel 2007.
Tra le piante salvate da Isabella Dalla Ragione, la mela a muso di bue, la pera fiorentina, il fico gigante degli zoccolanti, la ciliegia limona e la susina scosciamonaca, anche se la speranza dell’archeologa delle piante è di ritrovare il fico rondinino di San Sepolcro e la pera carovella. Oltre a consultare i vecchi manuali latini di agricoltura, la donna – scrive il giornalista Fabrizio Caccia – parla con i contadini: fu un certo Angelo, un anziano coltivatore di Città di Castello, a segnalarle la presenza nel suo podere della mela a culo d’asino, mentre la signora Sergia, di Pietralunga, l’informò che lei invece aveva la pera fiorentina originale.
Prima del Corriere della Sera, di Isabella Dalla Ragione e di Archeologia Arborea si era occupato anche il regista Yung Chang, con un film presentato nel 2012 al Festival di Berlino dal titolo di The Fruit Hunters, i cacciatori di frutti. Del frutteto si è occupato anche il New York Times, ricordando come nel nel 2014, insieme alla Fao, a Bioversity International e all’Università di Perugia, sia stata creata una fondazione che porta proprio il suo nome e ha come scopo quello di preservare quest’incredibile museo naturale a cielo aperto. A visitare Isabella Dalla Ragione anche divi del cinema come Gerard Depardieu e Bill Pullman, Anna Galiena e Valeria Ciangottini: ciascuno ha adottato una pianta (la pera ‘mbriaca per Depardieu) lasciando poi un’offerta per il futuro dell’arborea collezione.
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