“Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!. Di certo una massima che non si applica alla paradossale situazione delle ex Fonderie Tacconi in cui, dopo che tutti si sono presi un pezzetto di merito per la delibera sulla delocalizzazione arrivata in consiglio regionale e approvata all’unanimità, adesso si è arrivati al rimpallo delle competenze.
L’azienda, per quanto fonte di occupazione non di secondaria importanza e al momento in regola sul fronte delle emissioni, è insalubre di prima classe: nel marzo del 2020 sono stati trovati inquinanti nelle acque reflue e nelle emissioni in atmosfera si è registrato il superamento della soglia di concentrazione delle polveri. Successivamente alcuni sopralluoghi Arpa da settembre 2020 a gennaio 2021 hanno rilevato come alcune sostanze organiche volatili (acroleina e acetaldeide) abbiano superato i livelli di tolleranza olfattiva seppure senza nessuna problematica di carattere tossicologico per la popolazione angelana che risiede nelle vicinanze della fonderia, visto che le concentrazioni misurate sono molto al di sotto, rispettivamente di circa 100 e 1000 volte, di quelle considerate tossiche. Ma i cittadini, giustamente, vorrebbero capire quando finirà il rimpallo delle competenze e si avranno delle certezze.
I fatti, almeno per quanto si capisce dalle note incrociate di questi roventi giorni di luglio, sono i seguenti: la delocalizzazione spetta all’azienda; quando le ex Fonderie Tacconi avranno deciso dove e con che tempi traslocare, il Comune si dovrà occupare della riqualificazione dell’area, con i fondi che la Regione dovrà ottenere dalle risorse del Pnrr. Il sindaco non ha quindi competenze, anche se la Lega Assisi ha tirato la fascia tricolore a Stefania Proietti visto che vorrebbe che l’azienda fosse delocalizzata, seppur rimanendo nel territorio di Assisi e con una formula più green. Nel mentre, è tutto da capire che fine abbia fatto – ma soprattutto quali fossero i capisaldi del piano – che nel settembre del 2023 l’allora candidato sindaco Marco Cosimetti aveva consegnato nelle mani dell’allora ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti insieme alla presidente della Regione Donatella Tesei e al capogruppo della Lega Stefano Pastorelli. “È mia intenzione coinvolgere le massime istituzioni nazionali e regionali, affinché si percorrano tutte le strade opportune e sostenibili per coniugare gli interessi dell’azienda, il futuro dei lavoratori e la salute pubblica”, scriveva Cosimetti, ricordando come nel piano di risanamento delle ex Fonderie Tacconi non fosse peraltro prevista alcuna delocalizzazione. Ma nessuno ha mai spiegato – ai cittadini, prima ancora che alla stampa – che cosa prevedesse il “piano Cosimetti”.
“Ai cittadini in tema di salute non importa di chi sia la colpa o altro sulla presentazione dell’ipotetica delocalizzazione ma i tempi certi, le risposte immediate e la fattibilità”, si legge in una missiva inviata alla redazione di Assisi News da un gruppo di cittadini residenti nella zona, che chiedono di sapere “a chi spetta presentare la proposta di delocalizzazione, quali siano i tempi previsti e certi e se in caso di ‘sforamento’ delle tempistiche possano essere presentate denunce. Non importa se da destra, sinistra, terzo polo o 5 Stelle, vogliamo risposte certe perché sono passati anni e ancora non c’è una certezza che sia una”. Tra l’altro nella stessa zona delle fonderie avrebbe dovuto nascere il Puc. Un progetto con laghetti, spazi verdi, sale cinema e tanto altro, di cui è rimasto solo il cemento. “Poi – conclude la nota – non lamentiamoci dei 40 gradi e delle alluvioni: la natura deve essere rispettata e la salute dei cittadini tutelata”.
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