Undici condanne e oltre 45 anni di carcere totali, a fronte di una richiesta della Procura (pm Filomena D’Amora) di 30 anni di carcere per otto imputati e assoluzione di altri tre per insufficienza di prove. Pugno duro al tribunale di Perugia nel processo di primo grado per i maltrattamenti – fisici, ma anche psicologici – emersi nella comunità terapeutica L’Alveare di Torchiagina dopo le indagini del Nas, allora diretti dal tenente colonnello Marco Vetrulli, svolte dal 2014 al 2016 e partite da un esposto anonimo.
Gli imputati – che hanno sempre respinto tutte le accuse – erano accusati a vario titolo di percosse e maltrattamenti fino alla contestazione per alcuni al sequestro di persona. Queste le condanne decise dal giudice Francesco Loschi: Fulvio Fraternale, gestore della Comunità L’alveare, a 6 anni, Maria Grazia Chiarello a 6 anni e 6 mesi, Bogdan Radu a 7 anni e 6 mesi, Rosa Piscitelli a 2 anni e 2 mesi, Matteo Servello a 3 anni e 9 mesi, Antonio Vasta a 2 anni e 9 mesi, Irene Fraternale Macri a 3 anni, Eleonora Bacchi a 2 anni e 9 mesi, Luisa Moschiano a 2 anni e 9 mesi e infine Alessio Belardi a 5 anni e sei mesi. Disposte dal giudice, in totale, provvisionali per circa 170 mila euro. Regione e Asl, citati come responsabili civili, sono state invece riconosciute come parti offese.
L’inchiesta sui maltrattamenti degli ospiti de L’Alveare era partita da un esposto anonimo in cui venivano denunciate le gravi violenze a cui venivano sottoposti gli anziani e la struttura era finita al centro di un’indagine del Nas per presunti gravi maltrattamenti sui pazienti, persone deboli, in molti casi malati psichici. La comunità, riconosciuta dalla Regione, è stata posta sotto sequestro pur rimanendo attiva con personale e dirigenti diversi.
Secondo il pubblico ministero Michele Adragna i pazienti sarebbero stati lasciati “senza pasti”, presi a “calci, pugni e bastonate”. Alcuni, secondo le accuse, sono stati “costretti a lavarsi i denti nelle fontane esterne dei giardini”, mentre un altro paziente sarebbe stato costretto “a stare in piedi con la fronte contro il muro per punizione senza nemmeno potersi appoggiare al tavolo”. Le forze dell’ordine avevano registrato 4 mila ore di filmati attraverso le videocamere, accertando numerosi episodi di violenza all’interno della comunità. Ieri le pesantissime condanne contro le quali gli imputati e le loro difese – Luca Gentili, Alessandro Bacchi, Giuseppe Grande, Sara Napoleoni, Maria Laura Antonini, Gabriele Brindisi e Michele Morena – ricorreranno probabilmente in Appello.
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