Il pronto soccorso di Assisi potrebbe rientrare tra i sette pronto soccorso su 17 da chiudere perché non arrivano alla quota minima di 20 mila utenti l’anno. La struttura assisana non rispetta quindi le direttive ministeriali. Ma la situazione in Umbria non è rosea. Oltre ai pronto soccorso, ci sono anche quattro reparti di ostetricia su 8 che non raggiungono la soglia dei 500 parti l’anno. Si tratta di (Città di Castello, Spoleto, Branca e Orvieto. Assisi, almeno in questo caso, ha già dato anni fa.
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Sono 11 i reparti in Regione che andrebbero chiusi o riconvertiti, perché potenzialmente poco sicuri. Questo, almeno sulla carta, in base al decreto ministeriale 70 del 2015 firmato dall’ex ministro alla sanità Beatrice Lorenzin. Come riportato da un’inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera che si rifà alla norma ministeriale, per garantire la sicurezza del servizio al cittadino, gli ospedali devono avere un volume minimo di prestazioni.
Ma, fatta 50 la base degli interventi minimi al giorno, in Umbria non presentano i requisiti minimi qualitativi, strutturali, assistenziali e tecnologici e sono da chiudere – secondo l’indagine del Corriere della Sera ripresa dal Corriere dell’Umbria – 7 pronto soccorso su 17. Vale a dire il pronto soccorso di Assisi (15.058 ingressi nel 2017), quello dell’ospedale di Castiglione del Lago, di Città della Pieve, il Cori di Passignano, degli ospedali di Pantalla, Amelia e Narni.
Ma per l’assessore alla Sanità Luca Barberini, nell’analisi “Ci sono errori macrocospici. In Umbria non ci sono 17 ospedali, i pronto soccorso definiti come tali soddisfano tutti i requisiti. In base ai nostri dati sono sbagliati i numeri e in altri casi si tratta di strutture di primo soccorso”. Inoltre lo stesso decreto spiega che i criteri riguardano le metropoli e le aree dove l’offerta sanitaria è vasta. Non sarebbe, quindi, il caso dell’Umbria.
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