Sesta settimana di protesta per i commercianti di Assisi, alle prese ancora con il problema dei mancati ristori del governo, per il periodo di chiusura arancione, e della Regione, nei weekend in cui erano state disposte, dalla giunta Tesei, le chiusure nel weekend nonostante l’Umbria fosse in zona gialla. La protesta si terrà, in orario ancora da decidere, nella giornata di venerdì, sulla piazza inferiore di San Francesco. “Noi abbiamo ricevuto solo 2.200 euro, a marzo, aprile e maggio – per quest’ultima tranche mille euro. Poi non abbiamo più visto niente e, al contrario di quanto accaduto per i proprietari di alberghi e ristoranti, anche se siamo proprietario dell’immobile non ci hanno evitato di pagare l’Imu, in quanto non considerati appartenenti alla filiera turistica”, spiega Michela Cuppoloni, una dei commercianti che protesteranno.
A dicembre è stata inserita nella legge di bilancio la specifica misura che prevede contributi a fondo perduto per le Città Santuario, nello specifico per le attività economiche e commerciali, di impresa e di vendita nei centri storici di rilevante interesse turistico. In particolare con questo emendamento si estende la misura già prevista per le città d’arte capoluogo di provincia ai comuni come Assisi, con presenze di turisti stranieri significativamente superiori agli abitanti, fornendo così risposte concrete ai bisogni di tanti cittadini, lavoratori e imprese. Ma i soldi non si sono mai visti e neanche la possibilità di riaprire, da lunedì, ha migliorato la situazione: i negozi possono essere aperti ma gli spostamenti tra Regioni e tra comuni non sono permessi, il che significa zero guadagno per un negozio che, come nel caso di Assisi, vive principalmente di turismo. Salvato in minima parte il ponte dell’Immacolata, i commercianti di Assisi e non solo hanno perso il Natale, e la Pasqua non sarà diversa. Per questo chiedono attenzione e ristori. Ma non solo: come spiegano molti titolari di attività turistiche, il problema non è solo il “disagio economico, ma anche la perdita di dignità: non possiamo lavorare, provvedere alle nostre famiglie, e nessuno ci aiuta. Molti di noi vanno avanti solo perché l’attività è di famiglia, ma chi è in affitto rischia di fallire”. Nel centro storico di Assisi, secondo le stime di Confcommercio, ci sono circa 200 negozi e attività legati al turismo e in tutto il Comune di Assisi ci sono oltre 300 tra bar e ristoranti e pizzerie e attività alimentari varie, di cui 100 solo nel centro storico. Ad accompagnare la protesta sarà di nuovo l’hashtag #noidimenticati, per rappresentare anche il malessere – non solo economico, ma anche personale – dei colleghi degli altri territori ad alta vocazione turistica dell’Umbria e di gran parte d’Italia.
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