Come tutti gli anni, il Comitato 10 febbraio in occasione del Giorno del Ricordo 2020 organizza una cerimonia in via Martiri delle Foibe a Santa Maria degli Angeli alle ore 15.
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IL SIGNIFICATO DEL 10 FEBBRAIO, UN GIORNO A LUNGO ATTESO
Con l’approvazione della legge 30 marzo 2004, n. 92, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004, è stata istituita la commemorazione del “Giorno del Ricordo” (Giorno, non giornata o altra definizione), in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati.
“Quella delle foibe e dell’esodo è una ferita ancora aperta, vicende per troppo tempo dimenticate e silenziate e che solo nell’ultimo decennio sono tornate alla ribalta nazionale. In concomitanza con l’approvazione della legge – scrive il Comitato a proposito del Giorno del Ricordo 2020 – nel 2004 venne creato il Comitato 10 Febbraio, un’associazione che raccoglie soprattutto cittadini italiani che, pur non avendo un legame diretto o famigliare con le tragedie delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata, si accostano con particolare sensibilità a queste pagine di storia patria”.
“Dal momento della fondazione a oggi, il Comitato 10 Febbraio ha incentivato e promosso la celebrazione del Giorno del Ricordo, ha ottenuto l’intitolazione di vie e piazze ai Martiri delle Foibe, ha contrastato sul piano culturale i maldestri tentativi di negare e minimizzare e financo giustificare, quanto accaduto al confine orientale della nostra Patria. Abbiamo rotto un muro di mafiosa omertà e pavidità che alligna in una classe politica senza spina dorsale”.
“Avete visto – sempre il comitato a proposito del Giorno del Ricordo 2020 – di cosa sono capaci certi amministratori pubblici nella recente manifestazione per Norma Cossetto, una studentessa di 23 anni sequestrata, seviziata, violentata e gettata ancora viva in una foiba dai partigiani di Tito. La sua è una vicenda emblematica dei drammi e delle sofferenze delle popolazioni italiane dell’Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia negli anni che vanno dal 1943 al 1945 e, in particolare, delle figlie di quelle terre, colpevoli soltanto di essere mogli, madri, sorelle o figlie di persone ritenute condannabili dal regime comunista”.
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