Serena Autieri ad Assisi con La Sciantosa – Ho scelto un nome eccentrico, scritto da Vincenzo Incenzo e diretto da Gino Landi che torna in tournée dopo il successo da tutto esaurito in tutte le tappe italiane ed estere della scorsa stagione teatrale. Appuntamento giovedì 29 dicembre alle ore 21.15 al Teatro Lyrick, per uno spettacolo che tra una rima citata e una lacrima intende riportare il pubblico a quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e a quei profumi arabi, saraceni e americani che Napoli ha assorbito col passare degli anni.
“Questo spettacolo – spiega Serena Autieri – è nato tre anni fa. C’era la volontà di riappropriarmi delle mie radici, della Napoli che io ho respirato e vissuto. E quindi sono felice. In scena c’è tanto cuore, tantissima emozione e musiche meravigliose che fanno vibrare il cuore”. La Sciantosa racconta la storia di una donna straordinaria, Elvira Donnarumma: “Era una sciantosa atipica – rivela l’attrice – un po’ bassottina, cicciottella, riccia, nera. Di solito le sciantose erano belle, avvenenti e puntavano soprattutto sul fisico. Invece lei puntava sulla sua verve, sulla sua grande vocalità e tutto era sempre di grande impatto. Era una donna speciale che è morta molto presto. E nello spettacolo racconto anche la storia struggente d’amore con il suo maestro, Alberto, che in qualche modo l’aveva formata”.
Con La Sciantosa, Serena Autieri ha “voluto rileggere in chiave nuova ed attuale il cafè chantant, con un lavoro di ricerca e rivalutazione nel repertorio dei primi del ‘900, da brani più conosciuti e coinvolgenti, quali ‘A tazz’ e cafè’ e ‘Come facette mammeta’ sino a perle nascoste come ‘Serenata napulitana’ e ‘Chiove’, oggi ascoltabili solo con il grammofono a tromba. Tra una rima recitata e una lacrima intendo riportare al pubblico quelle radici poetiche e melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni e americani che Napoli ha ruminato e restituito al mondo nella sua inconfondibile cifra. “Ho voluto fortemente mantenere il clima provocatorio e sensuale di quei Cafe’ – conclude Serena Autieri – e ricreare in teatro quel rapporto senza rete con il pubblico, improvvisando, battibeccando, fino a coinvolgerlo spudoratamente nella ‘mossa’, asso nella manica di tutte le sciantose”.
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