Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’assessore Capitanucci che replica in maniera indiretta a Edo Romoli sulla vicenda della commissione edilizia.
“’Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti’. Lo dice, con forza, Nanni Moretti nel film Palombella rossa. Anche trattando del tema ‘commissione edilizia’ bisogna trovare le parole giuste perché è vero, è proprio vero, che le parole sono importanti. L’organo che viene sbrigativamente chiamato “commissione edilizia” è correttamente definito, dalla Legge, “commissione per la qualità architettonica ed il paesaggio” (CQAP)”, la premessa dell’assessore.
“Per dare un ulteriore elemento di chiarezza è bene ricordare che la CQAP esprime pareri obbligatori ma, non vincolanti in ordine agli aspetti compositivi ed architettonici degli interventi ed al loro inserimento nel contesto urbano, paesaggistico e ambientale. Il provvedimento oggetto del parere della CQAP è sempre e soltanto rilasciato dal Dirigente. Il parere, vale ripeterlo, è obbligatorio ma, non vincolante. Il merito rimane quindi dichiaratamente ‘gestionale’ benché il Sindaco (o suo Delegato) ne sia, per regolamento, Presidente e allo stesso Sindaco competa la nomina dei commissari”.
“La parola chiave, troppo sotto considerata, è qualità. Qualsiasi pratica arrivi sul tavolo della commissione è da considerarsi perfetta sotto ogni profilo di legittimità e correttezza normativa poiché l’istruttoria compiuta dagli uffici ha – necessariamente – affrontato, vagliato e risolto qualsiasi aspetto di carattere tecnico e amministrativo. La valutazione richiesta alla Commissione è incentrata, quindi, solo sulla qualità e coerenza ‘compositiva’”.
“Non esiste, è bene ripeterlo, obbligo di supplenza istruttoria e, ancor meno, discrezionalità normativa nelle competenze della Commissione. Questo non per ridurne il ruolo. Tutt’altro. Indirizzare verso la ‘bellezza’, contribuire al formarsi di un equilibrio compositivo, intrinseco e di contesto, senza però scendere nella scontata omologazione, è un compito di grande complessità che richiede competenza, esperienza e sensibilità, qualità queste che non possono non essere riconosciute ai Commissari in carica e non potranno non essere proprie di chi li seguirà”.
Il vero ritardo è nella proposizione dei temi, non nel loro svolgimento. Derubricare il tema della “qualità architettonica e del paesaggio” al rinnovo della Commissione è ingeneroso nei confronti dei commissari e, soprattutto, rischia di legittimare la purtroppo radicata convinzione che la ricerca della “via della bellezza” sia solo una mera sequenza di atti tecnici. La bellezza è un valore vero, oggettivo, economicamente misurabile. Dichiarare che intendiamo scientemente ricercarla è un atto politico di grandissima forza. Le parole sono importanti. Cominciamo a non dire più ‘Commissione edilizia’. Chiamiamola con il suo nome – l’appello di Capitanucci – ‘Commissione per la Qualità’”.
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