Riceviamo e pubblichiamo un intervento del dottor Mauro Loreti relativo alla serata Assisi va al Pincio organizzata qualche tempo fa e all’intervento di riqualificazione in essa presentato.
Maurizio Terzetti ha organizzato poco tempo fa una bella manifestazione per far riflettere sul ruolo del parco all’interno della città. Lodevole lo sforzo dell’attuale assessore Alberto Capitanucci che ha sviluppato delle idee per cercare di dare in futuro, anche attraverso l’apporto di esperti, una veste più moderna al parco. Se può essere utile, riporto qui anche l’opinione non solo mia, affinché l’amministrazione Comunale possa raccogliere più contributi di idee, sulla base delle quali fare le giuste scelte.
La cultura la fanno le persone, e se, malgrado diversi tentativi, il Pincio non è visto più, sembrerebbe esserlo stato un tempo, come luogo della quotidianità e di iniziative popolari, non ne ha colpa nessuno. Semplicemente nella testa delle persone di oggi non lo è più! Possiamo anche perdere tempo a trovare le ragione sociologiche di questo dato di fatto, ma che ci importa? Si può anche pensare che in mezzo a tanta natura, fortunatamente ancora noi di Assisi abbiamo intorno, e con la possibilità che abbiamo oggi di spostarci facilmente, che cosa volete che importi a un giovane la riqualificazione strutturale del Pincio!? Vale la pena spenderci tanti soldi? La maggioranza delle persone che si sono ritrovate all’evento di Terzetti, me compreso, fra pochi anni, trenta al massimo, non ci saremo più, al massimo qualcuno forse si troverà ancora a combattere con i suoi acciacchi recluso in casa o per ospedali (questo lo so perfettamente perché per lavoro lo vedo tutti i giorni che fine faremo). Dunque, qualsiasi essi fossero, non è logico fare dei progetti futuristici che per lo meno rischiano di non interessare la popolazione e farebbero spendere però un sacco di soldi.
Si potrebbe più ragionevolmente indietreggiare il cancello di ingresso del Pincio in modo da creare lo spazio per gli scuolabus o le auto autorizzate; sistemare i viali; apporre dei piccoli leggii con la nomenclatura arborea presente (quest’ultimo lodevolissimo lavoro è stato già realizzato, mi risulta, da Alberto Capitanucci e collaboratori); sugli stessi leggii invitare alla lettura con dei capisaldi della nostra cultura come il Cantico delle Creature, l’infinito del Leopardi, passi della Divina Commedia, ecc….; sistemare il bellissimo anfiteatro al fine di ospitare qualche evento in estate; nella bella stagione dare in affitto il chiosco all’ingresso insieme al discreto spazio davanti già esistente; fare attenzione che qualche ramo non cada sulla testa della gente; far entrare dentro un vigile ogni tanto per dissuadere gli spacciatori; e altre piccole e poco dispendiose opere. Credo, insieme ad altri, convenga solo a pochi imbarcarsi a realizzare progetti molto personalistici, sulla cui utilità e decoro per Assisi si potrebbe anche obiettare, che per di più costano molto. Gli stessi soldi potrebbero essere utilizzati, ad esempio, per sistemare le strade delle frazioni, che sono in degrado.
Invece, ecco cosa dovrebbe conseguire questa generazione: portare più spesso i bambini e i ragazzi all’interno del Pincio incoraggiando la “scuola peripatetica”. Se questa generazione riporta i bambini al Parco, fattivamente gli adulti, e soprattutto attraverso le scuole per farvi lezione, può darsi che quei bambini, divenuti adulti, si ricordino delle esperienze ivi passate e sappiano con entusiasmo utilizzare il Parco più assiduamente di noi, ricreando “la cultura” del parco, portandoci a loro volta i loro figli. Il Pincio fra 50 anni continuerà a vivere non per le opere ivi fatte dalle generazioni passate, ma se i bambini di oggi lo conosceranno, tutto qui.
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