Il consigliere Franco Matarangolo (Pd) prende posizione sull’imposta di soggiorno, e replica direttamente al consigliere Fabrizio Leggio (M5S) che “ha fiutato il vento che spira nella categoria di appartenenza e rispolvera la guerra tra Assisi e Perugia, con un balzo indietro di 815 anni, se si riferisce alla prima guerra tra le due città. Se Guarducci è il Piccinino, chi è il frate traditore che l’ha fatto entrare dentro le mura, e Leggio ci farà difendere dagli eredi di Alessandro Sforza, o facendo un salto indietro di due secoli, da quelli di Alberto di Rinaldo di Fabriano, come si vede non propriamente armigeri indigeni”.
Franco Matarangolo ricorda che l’imposta di soggiorno dà ai comuni “la possibilità di chiedere un contributo a chi soggiorna nella città, si badi bene, e non agli operatori turistici, che fanno da semplici sostituti d’imposta, da destinare ad opere ed attività che migliorino l’accoglienza dei luoghi che hanno scelto di visitare. Negli anni indietro gli interventi tesi a questo scopo hanno visto impegni finanziari risibili e gli amministratori dell’epoca, tesi a catturare consenso per le loro carriere politiche, hanno drogato l’attività amministrativa, non chiedendo ai cittadini risorse che lo Stato ha fatto mancare ai Comuni negli anni, sfruttando le entrate degli oneri di urbanizzazione, derivanti dalla svendita del territorio, e ammannendo per il resto solo chiacchiere”.
“Ora – sostiene Franco Matarangolo – c’è un’amministrazione che dimostra con i fatti di ritenere centrale la questione del rilancio del turismo, vuole aumentare gli sforzi in questa direzione, ma come si dice senza lilleri non si lallera. Anche il più modesto paese d’Italia, che magari ha un solo reperto degno di attirare un po’ di turismo, ha istituito l’imposta di soggiorno, le città d’arte anche in misura non lieve e nessuno credo, rinuncia a visitarle pensando agli spiccioli dell’imposta di soggiorno”.
Per il consigliere dem c’è “una stridente contraddizione in chi, nelle categorie interessate, perora l’arrivo di un turismo più qualificato, e più danaroso, chiamiamolo come merita, e poi preoccuparsi che il turista rinunci a venire ad Assisi per un euro in più. Viene criticata l’idea di indirizzare parte delle risorse all’incremento delle rotte aeree verso paesi cattolici, il cui turismo è interessato a visitare Assisi. Scontato il fatto che il sostegno all’aeroporto S. Francesco di Assisi, che è più vicino a Petrignano che a Perugia, non può che passare per la crescita del modesto capitale sociale della SASE che è in mano al Comune di Assisi.
“Anche questo – secondo Franco Matarangolo – serve a recuperare il tempo e le occasioni perdute in passato, quando lo scalo poteva recitare un ruolo come terzo approdo della capitale, ma scontava carenze strutturali, come la mancanza di un servizio antincendio e una pista buona al più per una partita a bocce, piuttosto che a far atterrare aerei di una certa stazza.Ripeto, è un’idea che fa i conti con la realtà, visto che al momento dell’inaugurazione dello scalo, il presidente dell’ENAC Vito Riggio disse chiaramente che nel lungo periodo chi avesse voluto mantenere un aeroporto regionale, avrebbe dovuto contribuire a mantenerlo. Chi pensa che auspicare la crescita del S. Francesco di Assisi favorisca Perugia e non la città serafica – conclude il consigliere – dimostra, in tempi di globalizzazione, uno sciovinismo fuor d’epoca e si vuole tenere la tradotta Foligno-Terontola”.
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