(Foto generica di repertorio/Pixabay) La famiglia lo rifiuta perché affetto da autismo. E a 11 anni il bambino finisce in affido al Tribunale dei minori. La denuncia arriva da Trento, e a farla sono gli operatori di Casa Sebastiano, struttura all’avanguardia in Trentino per l’autismo. Per loro la storia “è come uno schiaffo che toglie il fiato”. Tanto che hanno deciso di renderla pubblica sui canali social della Fondazione trentina per l’autismo. “Dobbiamo trovare una sistemazione per un bambino autistico. La famiglia non lo vuole più”: questa la telefonata arrivata a Casa Sebastiano, arrivata da alcuni assistenti sociali di un’altra regione.
Da Assisi, arriva il commento dell’Istituto Serafico: “La notizia del bambino autistico di 11 anni rifiutato dalla famiglia – dice la presidente del Serafico, Francesca Di Maolo – mi addolora profondamente e ci tengo a ribadire che il Serafico c’è ed è disponibile a prendere immediatamente in carico il bambino e a dare tutto il supporto necessario anche alla sua famiglia. Abbiamo già preso contatti con Casa “Sebastiano”, il Centro per l’autismo di Coredo che ha segnalato l’accaduto e non ci resta che attendere i provvedimenti che verranno presi dal Tribunale dei Minori, a cui è stato affidato il bimbo”.
“Qualsiasi sia la motivazione che ha spinto questi genitori ad agire così, è doveroso ricordare che abbiamo davanti agli occhi una storia tragica, che non spetta a nessuno di noi giudicare. (…) Sono certa nell’affermare che il Serafico non avrebbe percorso 148 anni di storia senza aver sperimentato il coraggio e l’amore di tante madri e tanti padri, genitori che sono autentiche fortezze a difesa della vita. (…) Questo tragico episodio – conclude Di Maolo – deve esortare tutti ad impegnarsi in modo concreto ed immediato, perché essere genitori di bambini con disabilità significa essere l’unico tramite tra loro e il mondo esterno, farsi portavoce presso le Istituzioni e l’opinione pubblica di ferme richieste di attenzione a bisogni unici, di esigibilità di diritti spesso negati. È dunque necessario che lo Stato intervenga, assumendosi le proprie responsabilità”.
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