(Flavia Pagliochini) C’è chi si prende cura dell’orto, quella cui piace viaggiare, chi lavora curando la sua formazione, chi si prende cura della famiglia. Quattro hobby diversi nel tempo libero – “Ma la polizia di Stato è servizio, un servizio da cui non si stacca mai” – , quattro diversi curriculum e un comune filo conduttore. Sono quattro donne – il vicequestore aggiunto Francesca Domenica Di Luca, l’Ispettore superiore Amabilia Bocciolini (responsabile ufficio controllo del territorio), Angela Lolli (ai vertici dell’ufficio anticrimine) e l’ispettore superiore Giovanna Emili (Responsabile della polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione) – e insieme al commissario Roberto Roscioli, sono ai vertici di tre di 4 articolazioni del commissariato di Assisi, che in totale conta 30 agenti uomini e dieci donne.
Al Commissariato di Assisi 4 apicali donna: scelta naturale, per merito e competenze
“Quella di avere apicali ‘rosa’ al Commissariato di Assisi è frutto di una scelta naturale avvenuta sulla base della loro preparazione professionale, del valore dimostrato sul campo e del grado di responsabilità che hanno saputo conquistare”, spiega ad AssisiNews la dottoressa Di Luca, secondo cui “la femminilità non va repressa ma preservata ed esaltata proprio per le sue prerogative che permettono di dare risposte efficaci alle attuali istanze di sicurezza che sono molteplici e variegate. I cittadini oggi chiedono l’aiuto della polizia anche solo per una parola di conforto, un consiglio, per segnalare situazioni di disagio o di allarme sociale. La sfida ancora più ardua è mantenere saldo quel legame di fiducia con i cittadini e per fare ciò dobbiamo dare sempre il massimo di noi stessi”.
La Polizia ha accolto le donne in tempi non sospetti, anche in settori tradizionalmente maschili, e le donne hanno “ricambiato” portando la loro capacità di adattamento, tenacia e determinazione, abilità comunicative preziose per smorzare toni di aggressività ma anche sensibilità, intuito, capacità di ascolto, “forse connaturate intimamente alla nostra natura, al prenderci cura dell’altro”. D’altronde essere donna non è un limite, ma un punto di forza: “Anche in situazioni dove la forza sarebbe stata determinante, noi abbiamo scelto il dialogo”, riassumono Di Luca, Bocciolini, Emili e Lolli.
Come sono entrate in Polizia?
Proprio Emili ha partecipato per prima, nel 1984, al primo concorso della polizia di Stato indetto per allievi agenti aperto anche alle donne, e lo ha vinto nel 1987. “Ho scelto di entrare in polizia per un forte senso di giustizia. Allora le donne erano viste come una novità, non ho mai avuto problemi: è bastato farsi conoscere ed essere apprezzata anche da esponenti delle forze dell’ordine di altre realtà”. E se per tutte il senso di giustizia è fondamentale, c’è chi questa “missione” l’ha scelta sin da subito e chi l’ha scoperto per caso: il vicequestore aggiunto Di Luca confessa che inizialmente aveva scelto un’altra strada, ma che, accompagnato il fratello alla scuola di polizia di Spoleto proprio per partecipare a quel concorso, “ho come avuto una chiamata. mi sono resa conto che era la strada giusta”. (Continua dopo il video; immagini e voce, Stefano Berti, montaggio Federico Baglioni)
Dialogo e lavoro di squadra
Il lavoro del poliziotto è un lavoro di squadra dove è fondamentale, per essere riconosciute e accettate anche come “capi”, dare prova del proprio valore, a quel punto scompare la differenza di età e anche di genere. L’ascolto è fondamentale anche nel rapporto con il cittadino: “Spesso notiamo che i cittadini sono più propensi a interagire se c’è una donna di pattuglia, sappiamo anche coinvolgere i colleghi con sguardo diverso. Un punto di forza che ci permette di essere ‘riconoscibili’ dalla cittadinanza, e di dare lustro all’istituzione”. Un’istituzione, quella della polizia di Stato come delle altre forze dell’ordine, che ad Assisi ha un doppio ruolo: dall’altro quello locale, con la ‘vita di tutti i giorni’.
Ad Assisi e comprensorio non manca la piccola criminalità diffusa, lo spaccio di sostanze stupefacenti, la violenza domestica e di genere. Vicende non sempre di facile gestione, che il “tocco rosa” permette spesso di gestire in maniera comune: succede nelle situazioni di violenza domestica o di genere la persona offesa viene spesso “portata per mano” verso la consapevolezza. “C’è una empatia, una sensibilità diversa”. Il compito primario rimane quello di aiutare gli altri, nelle piccole cose come nelle grandi: in questo periodo l’agente di polizia è un riferimento anche per quanto riguarda i comportamenti derivanti dalle restrizioni anti Covid. Ma c’è anche l’aiuto e l’ascolto verso le piccole e grandi difficoltà delle persone, come dimostra la storia del pensionato che, aiutato in un momento difficile, in occasione dell’anniversario della disavventura porta in commissariato un vassoio di paste per ringraziare. “Frutto di una polizia di prossimità” riassume la dottoressa Di Luca.
Commissariato di Assisi, vicinanza anche durante la pandemia
Una vicinanza che non è cambiata neanche durante la pandemia, nonostante si sia ridotto il contatto con le persone e sia aumentato quello con le ‘macchine’, come i computer e le nuove tecnologie: “Usiamo più precauzioni, ma gli interventi si fanno ugualmente e anzi in alcuni casi abbiamo incentivato i servizi. Sono aumentati purtroppo gli interventi di violenza domestica dovuti alla convivenza forzata e volte ci capita di partecipare emotivamente al disagio sociale ed economico”.
E poi ci sono i grandi eventi, in cui la Polizia ha un ruolo primario nella gestione dell’ordine pubblico: “Assisi offre opportunità professionali esaltanti”, confessano le poliziotte, e anche l’opportunità di confrontarsi con altre forze dell’ordine internazionali o scorte di grandi personalità. Anche per questo è importante saper delegare: “Non bisogna avere una visione egocentrica, ma saper fare squadra: lavoriamo in sinergia e il commissariato funziona”.
Una visione comune con un occhio anche al futuro, che può cominciare già in famiglia: “Le donne devono sempre dimostrare qualcosa, ma essere donna non è un limite e non va usato come alibi: la speranza è che i nostri figli, siano essi maschi o femmine, con il nostro esempio, crescano con il naturale convincimento che anche una donna può essere al comando”.
© Riproduzione riservata

