Assisi ricorda il ventennale del sisma del 1997. Erano le 2,33 e da quel momento iniziò un lunghissimo calvario di movimenti tellurici che durò mesi. La replica più violenta, magnitudo 6, si verificò alle 11,42 sempre del 26 settembre e provocò il crollo della volta della basilica superiore di San Francesco d’Assisi. Sepolti dalle macerie restarono quattro persone: Angelo Api, sacerdote, e Borowec Zdzislaw, da pochi giorni in convento, e i tecnici della Soprintendenza Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella.
Per il ventennale del sisma del 1997 è stato previsto un mese di celebrazioni, con l’arrivo, il 3 ottobre ad Assisi, del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: fino al 31 ottobre, la Regione e i principali Comuni colpiti dal sisma di vent’anni fa (Foligno, Spello, Assisi, Valtopina, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Sellano e Trevi) hanno programmato una serie di eventi che, attraverso immagini, suggestioni, racconti, interventi delle istituzioni e dei professionisti che si sono adoperati per la ripartenza.
“Dopo 20 anni – scrive il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti – del sordo rantolo che fece tremare la terra umbra portando distruzione e morte resta solo il ricordo. Il vivido canto delle campane della Basilica di San Francesco in Assisi, che domina le valli umbre ed il complesso intreccio delle strade della nostra vita, esalta la passione e l’impegno di due frati – Angelo, sacerdote, e Borowec Zdzislaw, da pochi giorni in convento – e di due tecnici della Soprintendenza – Bruno e Claudio, padri di famiglia. Ancora si ode il canto della loro vita, non persa ma donata. Essa riverbera nell’amore per la missione ricevuta, nell’esempio trasmesso, nei valori insegnati. La loro vita è custodita nei brani murari della Basilica. Come nel Santuario ricostruito più saldo dopo il terremoto, in tutti risplenda la forza, l’impegno energico a superare gli ostacoli e l’incondizionata dedizione nel servire la vita, che ci spingono oltre le difficoltà che spesso incontriamo nel nostro ambiente di lavoro, nell’organizzazione sociale, nelle relazioni e a livello personale”.
“Ero – aggiunge Padre Enzo Fortunato a proposito del ventennale del sisma del 1997 – con loro in Basilica, insieme al compianto Padre Giulio Berrettoni, Custode del Sacro Convento durante la ricostruzione post-terremoto. Sembrava che non ci fosse più speranza. Solo dolore per chi aveva perso la vita, e tristezza per il patrimonio artistico perduto. E invece non fu il ticchettio dell’orologio, ma il battito del cuore a segnare la volontà e la ferma determinazione a ricostruire. Passo dopo passo, tassello dopo tassello. Quando Paolucci annunciò che in due anni la Basilica sarebbe stata riaperta per il Giubileo, sembrarono affermazioni azzardate: da allora Assisi fu chiamato “il Cantiere dell’utopia”. Così fu: il 28 novembre 1999 alla presenza del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinal Angelo Sodano, Segretario di Stato della Santa Sede, la Basilica inaugurava simbolicamente ‘il suo Giubileo della Rinascita’”.
Nel ricordo del ventennale del sisma del 1997, martedì 26 settembre 2017, monsignor Domenico Sorrentino ha celebrato una messa in Basilica: “Dobbiamo interrogarci sul significato che può avere una ricostruzione. Non tanto di ciò che è funzionale alla nostra vita quotidiana, ma anche a quella religiosa”, ha detto, sottolineando come “Per vivere abbiamo bisogno, anche e soprattutto, di un senso. Ci manca l’orientamento, una stella polare. Gesù – ha proseguito il vescovo nella sua omelia – pone un principio di relazioni strutturate non solo da rapporti di sangue, ma da rapporti di condivisione, di fede, di valori, di esperienza spirituale”. Il vescovo facendo riferimento al piano pastorale consegnato alla comunità diocesana lo scorso fine settimana ha precisato che la diocesi si sta incamminando “secondo un progetto di rinnovamento importante, all’interno dei confini ecclesiali, ma che ha la sua espansione anche all’esterno. La lettera pastorale è incentrata sul senso della preghiera liturgica – ha aggiunto -. La liturgia cristiana non è qualcosa di rituale: è vita”. Infine monsignor Sorrentino riferendosi al Santuario della Spogliazione inaugurato nel maggio scorso ha affermato che “per un mondo più fraterno può essere utile per tutti noi spogliarci dell’effimero e del superfluo”.
Foto Mauro Berti
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