L’attesa stretta del dopo Epifania è contenuta in un decreto legge di tre articoli, approdato ieri sera in Consiglio dei ministri. Prevedono il divieto di spostamenti fra Regioni fino al 15 gennaio, la chiusura di bar e ristoranti nel prossimo week end, il limite alle visite a parenti e amici e l’ abbassamento delle soglie che determinano le categoria di zona rossa o arancione. E slitta anche la riapertura della scuole, per il momento dal 7 all’11 gennaio.
L’ irrigidimento – scrive Avvenire – arriva dopo un lungo confronto con le Regioni ed è stato deciso in seguito ai segnali non positivi giunti dai territori: dalla pressione sugli ospedali in aumento per via della crescita dei ricoveri all’ indice di positività a quota 13,8%. La bozza di dl visionata dal quotidiano dispone dunque il divieto di mobilità tra Regioni fra il 7 e il 15 gennaio, fatti salvi gli spostamenti “per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute”. Chi vorrà, ma per una sola volta al giorno, potrà recarsi a casa di amici o parenti “nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle già conviventi, oltre ai minori di 14 anni” e alle “persone disabili o non autosufficienti conviventi”. E resta il coprifuoco, perché gli spostamenti dovranno avvenire “nell’arco temporale compreso fra le ore 05.00 e le ore 22.00”.
Il 7 e 8 gennaio ci sarà una sorta di zona gialla rinforzata, in cui sarà possibile spostarsi nella propria regione e i bar e ristoranti riapriranno, ma fino alle 18. Poi scatterà, il 9 e 10, la zona arancione in tutta Italia, con spostamenti vietati tra città diverse, a eccezione di quelli “dai comuni con popolazione non superiore a 5mila abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia”. Come anticipato si abbassano le soglie che fanno scattare colori e restrizioni: se una regione è in “scenario 2” (con un Rt da 1 a 1,25) diventa arancione; se è in “scenario 3″2 (con Rt da 1,25 a 1,50) è rossa. Nel testo, è scritto che le misure si applicano a una o più regioni «nel cui territorio si manifesta un’ incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti». Il nuovo sistema varrà da lunedì 11, ma i parametri saranno calcolati nel fine settimana, per permettere anche la riapertura delle scuole.
Secondo il Corriere della Sera, a porre la questione del rinvio della riapertura delle scuole, dopo che le Regioni una dopo l’altra avevano annunciato in ordine sparso le loro ordinanze per non riaprire il 7 gennaio, è stato il capodelegazione del Pd Dario Franceschini che ha chiesto al premier Giuseppe Conte di rinviare almeno al 15 gennaio la ripresa dell’attività in presenza per le scuole superiori visti i rischi di aumento dei contagi e dell’arrivo della terza ondata del virus. Durissima la reazione delle ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti che hanno parlato di un rinvio “inaccettabile”, tenendo la posizione della ministra Lucia Azzolina. Ma il governo si sarebbe ritrovato isolato e contro le Regioni. Il punto di caduta è stato trovato nell’11 gennaio, ma bisognerà capire quanti si adegueranno e quanti confermeranno le loro ordinanze che tengono le scuole superiori chiuse anche fino a febbraio.
© Riproduzione riservata