Stefania Proietti responsabile scientifico di Ev-K2-CNR, la prestigiosa Piramide dell’Everest. L’importante incarico internazionale per chi, ricercatrice che si occupa di cambiamento climatico, svolge il ruolo di primo cittadino della città Serafica.
“L’Himalaya – si legge sul Messaggero nazionale del 19 aprile 2021 – è la cartina di tornasole del pianeta e se questo ha la febbre, la piramide – afferma Stefania Proietti – è uno dei posti migliori per misurarla. L’Everest come la città di San Francesco non è un luogo come gli altri ed è capace di parlare a tutto il mondo”. Da alcuni mesi per Stefania Proietti questo importante ruolo di prestigio, proprio oggi, 22 aprile 2021, ricorre nuovamente la Giornata Internazionale della Terra.
Il Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide conosciuta anche come Piramide italiana del CNR o Piramide dell’Everest, è una base scientifica italiana situata a Lobuche, nel Distretto di Solukhumbu, in Nepal, sul versante meridionale del monte Everest ad un’altitudine di 4.980 m s.l.m. Inaugurata nell’ottobre 1990 da Ardito Desio, è inclusa fra le grandi infrastrutture del Consiglio nazionale delle ricerche, insieme alla nave oceanografica Urania, il laboratorio aereo per ricerche ambientali (LARA), il laboratorio del Monte Cimone, la Base Scientifica in Antartide e la Base scientifica del CNR in Artico.
L’astronave della scienza italiana è atterrata di nuovo in Himalaya, ed è li che la scienza italiana svetta in cima al mondo. In realtà – spiega il Messaggero – la piramide, il laboratorio alla base dell’Everest, non si è mai mossa dalla piccola valle di erba e sassi, a 5.000 m di quota, dove stata costruita ed inaugurata nel 1990. Un luogo che ha ospitato centinaia di scienziati di tutto il mondo.
Nei prossimi giorni i primi tecnici e ricercatori italiani torneranno finalmente all’opera in questo angolo remoto e meraviglioso dell’Himalaya. Per Stefania Proietti, responsabile scientifico di Ev-K2-CNR, un ruolo fondamentale. Ad ideare la piramide è stato Ardito Desio il geologo friulano che ha legato il suo nome nel 1954 alla prima accensione del K2. Progettata per essere installata sull’altopiano del Tibet è stata dirottata verso il Nepal dopo la strage di piazza Tienanmen avvenuta nel 1989.
In 25 anni la piramide – riporta il Messaggero, nell’articolo in cui si parla anche di Stefania Proietti – ha ospitato 520 missioni scientifiche e ricercatori di 143 università e altri istituti di tutto il mondo. A occuparsi del laboratorio è stato il comitato e Ev-K2-CNR diretto da Agostino Da Polenza. La piramide è un prodigio della tecnologia, unica al mondo, isolata, difficile da raggiungere, circondata dall’aria sottile dei 5.000 m ho bisogno di autosufficienza assoluta.
Oggi la tecnologia della piramide è al 100% digitale, numerosi sensori nonostante l’assenza degli scienziati hanno sempre continuato a inviare i loro dati da remoto grazie ai sensori della piramide si sa che in questo angolo dell’Himalaya si sposta verso sud est per 4 cm all’anno e si alza di due 3 cm ogni decennio i sismografi ci segnala segnalano i terremoti ma anche gli esperimenti nucleari nei paesi vicini.
I dati raccolti da remoto alla piramide che verranno verificati dal vivo avranno un ruolo centrale nella Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà nel prossimo novembre a Glasgow in Scozia. Al centro del lavoro degli scienziati italiani non c’è solo il cambiamento climatico. L’inquinamento che si forma sulle pianure dell’India viene spinto verso nord dai monsoni, si deposita sui ghiacci dell’Himalaya e ne accelera lo scioglimento. Un fenomeno – conclude il Messaggero – che mette in gioco la sopravvivenza di oltre 1 miliardo di persone che vivono in Nepal, India, Pakistan, Cina e nei paesi vicini.
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