(Stefano Berti) Dopo l’uscita del ‘pezzo (politico) da 90’ Luigi Bastianini dalla maggioranza di governo assisano, notizia arrivata di primissima mattina, in tanti ad Assisi non sono riusciti a fare colazione a causa del forte nodo in gola causato dal forte botto. Subito “a mille” le condivisioni sui social dei simpatizzanti del consigliere, pronti a rilanciare la news, e tempestivi i comunicati dei “giovani nuovi” scesi già in campo per abbracciare l’evento.
Un Bastianini che lascia la maggioranza, ma che non lascerà mai la sua Rivotorto, dove continuerà a vigilare (da vero “Capitan Ventosa”, ormai si sa, del luogo) sui suoi cittadini: tra rotatorie, rifiuti, marciapiedi, piste ciclabili e chi più ne ha più ne metta avrà comunque molto da fare; ora, non più dalla maggioranza, immaginiamo ancora di più. Intanto ecco che il centro-destra (agganciandosi alla ‘querelle’ Bastianini) torna subito ad unirsi ancor più in un unico schieramento e lavora ancora su nomi nuovi da candidare a primo cittadino. Nomi magari tutti da bruciare, dopo averne già bruciati abbastanza.
E il sindaco Stefania Proietti? Al momento continua la linea “incasso e resto in silenzio”, come se l’uscita di Luigi Bastianini non la toccasse nemmeno. Sarà così veramente? E adesso cosa succederà? La cosa non è passata inosservata nemmeno fra i “sostenitori” dello stesso Bastianini, che – stando alla nota diffusa stamattina – ci ha messo tanto tempo ad accorgersi di quanto, in maniera precisa, comunicato.
Telefonate su telefonate fin da subito immaginabili nello schieramento che appoggia il primo cittadino (per quello che è rimasto dello schieramento originario), lasciano intanto attendere comunicati e comunicazioni sui quali il PD dovrà certamente vigilare, mettere becco e penna prima dell’invio “alle stampe” (e alla stampa). Intanto la politica si scalda anche in ambito amministrativo e regala le prime soddisfazioni. Il tutto però, con una speranza: che questa politica locale perda, già prima di iniziare, il senso del banale, altrimenti si rischia di correre dietro a quella nazionale dove di banale e scontato, a destra, centro e sinistra, ce n’è fin abbastanza.
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